DOMANDA
Buonasera gentilissimo dottore
la mia domanda è questa: ho una nipote che già dall’età di 15 anni presentava calcoli biliari con forti dolori. Dopo un lungo ricovero la sintomatologia è regredita. Passan gli anni e 25 anni durante una gravidanza accusa di nuovo gli stessi sintomi. A tre mesi dal parto le tolgono la coleciste perche piena di calcoli. I dolori non passano e dopo 15 giorni con la colangiografia le tolgono un calcolo che era uscito precedentemente dalla colecisti.
Le fanno delle analisi e ci dicono che è predisposta a fare i calcoli. Adesso dopo quindici mesi dall’intervento di coleciste il dolore continua a essere continuo e ha fatto una gastroscopia dove esce che ha una modesta incontinenza cardiale ed è in attesa di referto istologico.
Può una diagnosi del genere giustificare tutto questo dolore? E se si cosa bisogna fare? Premetto che ha usato tanti antiacidi tipo maalox sucralfin e cosi via ma senza risultato.
La ringrazio anticipatamente per la sua cortesia.
RISPOSTA
Cara Signora, la presenza di calcoli nella colecisti è una evenienza molto comune nella popolazione, per fortuna non sempre questa condizione determina dolori o coliche. Solo in caso di sintomi diventa necessario ricorrere al chirurgo per evitare complicanze anche severe. Tuttavia anche dopo un intervento di colecistestectomia possono presentarsi nuovi episodi di coliche e in questo caso occorre studiare attentamente con una risonanza magnetica la via biliare principale che collega le vie biliari provenienti dal fegato al duodeno. Anche questa zona è sede di calcoli che vanno asportati per evitare complicanze come una pancreatite acuta. Normalmente l’asportazione di questi calcoli non richiede il chirurgo ma il gastroenterologo ed endoscopista in grado di rimuovere i calcoli dal coledoco . La persistenza di sintomi anche dopo questi interventi, dovrebbe pertanto considerare l’esclusione di nuovi calcoli e solo successivamente valutare altri organi come lo stomaco. La presenza di una incontinenza cardiale rilevata nel corso dell’esame endoscopico non è motivo di preoccupazione e di per se non appare responsabile dei sintomi riferiti. Dopo aver acquisito anche le informazioni delle biopsie gastriche sarà opportuno ricorrere al gastroenterologo per una valutazione clinico terapeutica.