DOMANDA
Buonasera Prof. Vania,
Le scrivo dopo aver visto il suo intervento nella trasmissione Matrix in merito all’alimentazione vegana applicata ai bambini.
Le confesso che sono molto preoccupato in quanto il mio nipotino di 9 mesi viene, da circa 3-4 mesi sottoposto a svezzamento vegano, accompagnato comunque da allattamento materno circa una volta al giorno.
Il piccolo assume prevalentemente alimenti senza glutine, come ad esempio pasti a di mais, crema di tapioca, tahina (salsa di sesamo) e similari.
Da quello che mi dicono i genitori, il bambino mi risulta sia seguito da un nutrizionista specializzato di alimentazione vegetariana-vegana, mentre è stata abbandonata la guida del pediatra per questo specifico ambito.
Devo dire che il bambino sembra crescere bene, vispo e sano e non sembra presentare particolari sintomi di malnutrizione. Dopo essermi confrontato con altri genitori ed anche con qualche nutrizionista e dopo aver ascoltato il suo incisivo intervento a Matrix, sono rimasto molto colpito dal fatto che questo tipo di svezzamento determini una carenza di vitamina B12 e possa comportare, a questa età, il rischio di danni, anche gravi, per lo sviluppo neurologico del piccolo.
Sono veramente disorientato, Le chiedo gentilmente di aiutarmi a capire come valutare se l’alimentazione che stanno somministrando al bambino sia bilanciata o meno e come eliminare qualsiasi rischio nonostante il bambino non mangi proteine animali.
Le chiedo anche un consiglio su cosa è meglio fare in questi casi per affrontare i genitori e trovare una mediazione.
La ringrazio sin da ora per il suo consulto.
Cordiali saluti
RISPOSTA
Gentile nonno, La ringrazio per avermi consultato. In realtà, non è detto che un’alimentazione di tipo vegano comporti per forza danni anche nel bambino piccolo, ma è vero che essa va ben seguita e supportata da un pediatra nutrizionista (o da un nutrizionista) esperto nel tema. Alcune criticità, infatti, sono possibili, o addirittura obbligate, nel bambino che segua questo tipo di alimentazione, e devono essere conosciute per poterle efficacemente prevenire.
Sicuramente la più nota di esse è quella relativa alla vit. B12, vero punto critico nell’alimentazione vegana a qualsiasi età, ma che può e deve essere facilmente superato con l’uso di un integratore farmacologico (di questo sì mi assicurerei, per due ragioni: 1) non è certo che le alghe e i cianobatteri spesso usati dai vegani come fonte di B12 per evitare integratori dell’industria ne contengano in forma utilizzabile dall’organismo, 2) l’elevato livello di folati negli alimenti vegetali rischia di mascherare gli aspetti ematologici di una carenza di B12 ma non protegge affatto dai danni neurologici, ben più gravi e dagli esiti spesso irreversibili).
Altri aspetti sui quali è bene fare attenzione riguardano la possibilità di carenza di ferro, calcio e zinco: nessuno dei tre minerali è in realtà particolarmente carente in un’alimentazione vegana, e la compresenza di latte materno aiuta certamente a minimizzare il rischio, soprattutto per zinco e calcio; tuttavia, l’alimentazione vegetariana è molto ricca in fibre, ed anche in qualche antinutriente come l’acido fitico, che possono influire negativamente sull’assorbimento di questi minerali. Quanto al ferro, le ricordo innanzitutto che anche in noi onnivori l’80% di questo minerale proviene dal mondo vegetale, e non dalla carne; tuttavia anche i bambini con divezzamento onnivoro si trovano in difficoltà nell’assicurarsi un apporto di ferro confacente ai fabbisogni, che sono particolarmente levati a quest’età. E’ per questa ragione che l’OMS insiste perché durante il divezzamento si utilizzino alimenti arricchiti in ferro (cosa che, mi permetto di chiosare, non è affatto facile nel mercato italiano).
Un altro punto critico che è stato ben evidenziato da vari studi e compare anche sulle poche linee-guida internazionali rivolte al mondo “veg” è il fatto che, eminentemente in questa fascia d’età, c’è il rischio di un basso apporto calorico (non proteico!) dovuto a due fattori: dimensioni contenute dello stomaco del bambino da un lato, e bassa densità calorica degli alimenti di origine vegetale dall’altra.
Sono tutti aspetti, quelli citati, che comunque il pediatra ed il nutrizionista non avranno difficoltà a valutare, anche eventualmente sottoponendo il bambino a qualche esame di laboratorio periodico.
Mi stupisce piuttosto il Suo accenno alla mancata introduzione di glutine. Lei parla di “prevalentemente alimenti senza glutine”… Se questo vuol dire che il glutine, sia pure in piccole quantità, è presente, tutto a posto; se invece è del tutto assente, cercherei di capirne il motivo, dal momento che il periodo attualmente considerato più indicato e meno rischioso per la sua introduzione è nel 7° mese di vita.
Sull’ultimo punto non so darLe una risposta certa. “Affrontare” presuppone una lotta, e questa non è forse la modalità più indicata, soprattutto se i genitori hanno scelto questo percorso per ragioni etiche. Esporrei però loro i Suoi dubbi e preoccupazioni da nonno, e cercherei di capire se il bambino, oltre ad essere seguito per gli aspetti pratici venga anche sottoposto periodicamente a qualche accertamento di laboratorio del c.d. “stato nutrizionale”.
Concludo con una osservazione che nulla c’entra con l’alimentazione. Per mia esperienza, molte famiglie rivolte al mondo “veg”, pur stimabili per le loro preoccupazioni etiche ed ecologiche, finiscono per unire gli aspetti alimentari ad altri che con l’alimentazione non dovrebbero aver a che fare, come il rifiuto dei farmaci e soprattutto dei vaccini! La inviterei ad assicurarsi che questo suo nipotino sia stato sottoposto a tutte le vaccinazioni, sia le 4 obbligatorie che quelle su base volontaria: stiamo infatti assistendo ad una recrudescenza di malattie niente affatto banali, dovuta ad un rifiuto tanto preconcetto quanto ingiustificato delle vaccinazioni ritenute assurdamente una pratica a rischio.
Un cordiale saluto, Prof. Andrea Vania, Pediatra Nutrizionista