DOMANDA
buongiorno Prof. Graziani,
le scrivo perche’ e’ il primo medico “dentista” che conosca che cita la Terapia Fotodinamica per il trattamento di paradontiti e mi interesserebbe molto un suo parere: mi hanno diagnosticato una paradontopatia grave con significativa riduzione dell’osso. ho 41 anni e ho iniziato ad avere problemi a 30 anni circa (piorrea),
per il trattamento mi hanno consigliato sedute di pulizia sotto gengivale, radici gengivali e probabile asportazione degli ultimi 6 denti posteriori (2 sopra e 4 sotto). per la mancanza di osso dicono che non posso avere una protesi fissa.
ho anche un incisivo laterale che sta spostandosi esternamente molto velocemente e fa male, volevo mettere un apparecchio ma dicono che non posso assolutamente sopportarlo a causa della mia situazione e quando ho chiesto se si puo’ togliere e mettere una protesi mi hanno risposto negativamente.
dato che 10 anni fa i trattamenti per la piorrea sono stati per me molto dolorosi, invasivi e debilitanti per la mia vita personale e lavorativa, mi sono rivolta al Prof. Monti Dermatologo della clinica Humanitas di Rozzano che mi sta sottoponendo a delle sedute di Terapia Fotodinamica alle gengive, ma sembra sia un tentativo senza alcuna certezza di riuscita e tempistica. sa’ dirmi qualcosa in piu’? puo’ valer la pena andare avanti con la Fotodinamica? per quanto tempo per vedere dei risultati? la ringrazio del suo tempo e se potra’ aiutarmi con la sua esperienza. cordiali saluti.
valentina
RISPOSTA
Gentile Valentina,
grazie della sua email. Capisco dalle sue parole la gravità della sua situazione e di quanto possa colpire il suo benessere. E’ vero la parodontite ha un forte impatto sulla qualità di vita, la letteratura scientifica lo mostra chiaramente.
Ovviamente non sono in grado di conoscere la gravità ed il quadro di malattia. Vorrei tuttavia chiarire che la Parodontopatia non è una condanna inesorabile. Molte persone con Parodontopatia anche grave mantengono i loro i denti molto a lungo grazie ad un’appropriata terapia ed alla aderenza ad una terapia di supporto.
Queste persone possono anche essere sottoposte a terapia protesica fissa od ortodontica (apparecchio) seppur grazie ad accorgimenti tecnici e professionali, una volta che la patologia è sotto controllo e il paziente appare stabile.
La causa della malattia è l’accumulo batterico sulle superfici radicolari che in, un soggetto suscettibile, determina la distruzione del tessuto di supporto dei denti tramite un’infiammazione cronica molto sostenuta. Pertanto il fulcro del trattamento è questo: impedire gli accumuli di placca batterica radicolari e cercare di diminuire la suscettibilità. . Per quest’ultimo si lavora sul controllo delle sigarette, la nutrizione, l’attività fisica ed i farmaci.
Per eliminare gli accumuli di placca batterica è necessario effettuare un training al paziente affinché possa pulirsi correttamente i denti (una persona con la parodontopatia ogni volta che si lava i denti deve eseguire una sorta di auto-terapia) ed infine rimuovere professionalmente la placca ed il tartaro accumulati nelle tasche. Questo è l’obiettivo! i mezzi da utilizzare: sia ultrasuoni, curette, fotodinamica, airpolishing, che laser non sono la soluzione di per sé. sono solo strumenti, ciò che conta è decontaminare la tasca parodontale.
Voglio quindi essere chiaro: le terapie tradizionali sono quelle che hanno una impressionante quantità di letteratura a supporto. Le terapie più recenti hanno comprensibilmente letteratura inferiore di numero, e talvolta di qualità. Il confronto con le terapie tradizionali, come evidenziato sia dall’accademia americana di Parodontologia che dalla società Italiana di Parodontologia e Implantologia, è nella migliore delle ipotesi di equivalenza.
Si badi bene, sia la terapia laser che fotodinamica – come evidenziato chiaramente – per determinare effetti tangibili devono essere eseguite come terapie aggiuntive ossia in aggiunta alla terapia tradizionale e non sostitutive (senza levigatura radicolare quindi).
Non so quale sia la terapia a cui lei è sottoposta dato che non ero a conoscenza di terapie “dermatologiche” della parodontopatia. Una terapia corretta deve determinare i primi benefici dopo tre mesi e tali devono essere misurabili tramite un sondaggio parodontale che permetta di evidenziare : 1 la presenza di tasche e 2. La presenza di aree sanguinanti.
Un cordiale saluto, Le auguro di risolvere questa patologia così complessa dall’impatto così importante sulla vita. Sappia che il trattamento determina benefici non solo a livello del cavo orale.
Prof. Filippo Graziani
Università di Pisa
Vicepresidente Federazione Europea di Parodontologia (ww.efp.org)