Leucemia mieloide acuta secondaria

    DOMANDA

    buongiorno dottore,
    vorrei chiedere il suo parere sulle condizioni di mio marito;provero a spiegarle in poche parole il suo percorso. A mio marito (che ha 60 anni) le e stata diagnosticata a marzo 2013 la leucemia mielomonocitica cronica,in seguito abbiamo fatto le visite e prelievi trimestrali e per piu di 3 anni le sue condizioni sono stati discrete,senza mai avere dei grossi sintomi e con dei valori piu o meno stabili (gb intorno a 40.000 e piastrine 60-70.000);questo fino a settembre di quest’anno quando le sue condizioni sono precipitate con dolori muscolari,mal di schiena e sudorazioni notturne eccessive.Il 16 di settembre ha fatto un prelievo e la stessa sera e stato ricoverato presso il reparto di ematologia al policlinico di Modena dove ci e stato detto che la sua malattia non era piu cronica ma si era acutizzata diventando leucemia mieloide acuta secondaria.La stessa sera hanno iniziato la cura con azacitidina e dopo cca 8 giorni ha iniziato la chemioterapia di induzione per 10 giorni.
    Da allora sono passati piu di 60 giorni e in segiuto a 2 agoaspirati midollari (penso si chiamino cosi) a cca 1 mese di distanza uno dal’altro e risultato che il midollo era vuoto e che non c’erano piu blasti,pero non ha ancora iniziato a lavorare quindi l’aplasia post terapia e piu lunga di quanto previsto. Adesso mio marito si trova da poco a casa pero torna all’ospedale per i prelievi e le trasfusioni 2-3 volte a settimana e prima di essere dimesso le hanno chiesto il consenso per la ricerca di un donatore compatibile perche la cura non ha funzionato ed e molto probabile che ci vorra il trapianto. Io le chiedo perche l’aplasia dura cosi tanto? Il suo midollo tornera a lavorare? Ci sono cure sperimentale in corso da qualche parte? So che il trapianto non e privo di rischi (sempre che si riesca a trovare un donatore compatibile…).

    La ringrazio anticipatamente per la sua cortesia e mi scuso per lo sfogo pero sono parecchio confuna e preocupata.

    RISPOSTA

    Buongiorno. Il fatto che il midollo di suo marito non abbia ancora ripreso la sua corretta funzione emopoietica potrebbe verosimilmente essere espressione di una persistenza “latente” della malattia. In ogni caso, trattandosi di una leucemia acuta secondaria e in considerazione della giovane età di suo marito, il percorso avviato a Modena appare del tutto corretto. Il trapianto allogenico, se anche si fosse manifestata una corretta ripresa del midollo con evidenza di una remissione completa, rappresenterebbe la miglior strategia terapeutica per cercare di arrivare ad una guarigione. In caso di persistenza della leucemia, esso può rappresentare una importante strategia di salvataggio. L’eventuale opportunità di far precedere un trapianto da un’ulteriore linea di terapia convenzionale o sperimentale verrà senza dubbio valutata dai colleghi che hanno in cura suo marito.

    Cordiali saluti,

    Francesco Onida

    Francesco Onida

    Francesco Onida

    Professore Associato in malattie del sangue nel Dipartimento di Oncologia e Emato- Oncologia dell’Università Statale di Milano, lavora presso la Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, dove è responsabile del Centro Trapianti di Midollo Osseo. Laureatosi in medicina e chirurgia nel 1995, si è poi specializzato in Ematologia nel 1999. Rientrato in Italia […]
    Invia una domanda