Insonnia cronica

    DOMANDA

    Buongiorno Dottore,
    come le ho scritto in un post precedente, ho 57 anni e soffro di disturbi del sonno più o meno da sempre, curati talvolta con benzodiazepine (prima minias, poi esilgan 1 mg); negli ultimi anni, su prescrizione psichiatrica, con lantanon (90 mg) e iperico al mattino. Con il passare del tempo però anche questa cura ha smesso di funzionare, quindi ho fatto nuovamente una visita psichiatrica, questa volta presso l’ospedale della mia città, e, dopo vari tentativi, mi è stata azzeccata una cura con: fevarin 100 mg al mattino, la sera una compressa di gabapentin 300 e una di lantanon 30 mg, prima di dormire esilgan 0,5 mg.
    Con questa cura il sonno era regolare e continuo e ho continuato a stare bene per svariati mesi. Alla visita successiva sono sorti i problemi, hanno provato a togliere la benzodiazepina e ad aumentare il gabapentin a 600 mg, ma niente da fare, il giorno successivo stordimento totale e difficoltà anche a parlare. Quindi sono tornato a 300 mg senza l’esilgan, ma il sonno è sempre stato scadente, con sonnolenza continua il giorno successivo. Alla visita successiva mi è stato diminuito il fevarin a 50 e rimesso la benzodiazepina. Alla fine, stanco di tutto ciò, di mia iniziativa, ho sospeso sia il fevarin che la benzodiazepina, e, aumentando il lantanon a 60 mg, insieme al gabapentin, sono riuscito a stare discretamente per svariati mesi. Ultimamente però il sonno è ripeggiorato di nuovo, ho riaggiunto l’esilgan, ma l’effetto è stato solo all’inizio positivo. Mi sono accorto che solo con il fevarin, anche a basse dosi, il sonno si stabilizza e si prolunga, però sempre con una dose bassa (0,5 mg) di esilgan.

    Il mio rammarico è che sarò costretto a continuare sempre con questa cura per poter dormire bene? Cosa ne pensa dottore?
    La ringrazio di cuore e mi scusi se mi sono dilungato.

    RISPOSTA

    buonasera, l’uso prolungato di benzodiazepine e a volte anche di altri farmaci ipnoinducenti (specie se ad alte dosi) può determinare nel tempo perdita di efficacia e necessità di aumentare le dosi o di cambiare farmaco per ottenere un risultato soddisfacente. Bisogna semper valutare il tipo di insonnia, la storia anche pregressa e i disturbi concomitanti (comorbidità); a volte poi nelle situazioni farmacoresistenti si può anche effettuare qualche accertamento strumentale (actigrafia, polisonnografia), per escludere possibili cause intrinseche. Le consiglio una valutazione c/o un Centro di Medicina del Sonno. cordiali saluti

    MZ

    Marco Zucconi

    Marco Zucconi

    DISTURBI DEL SONNO E PARASONNIE. Professore a contratto presso la scuola di specialità in neurologia dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Neurologo del centro di medicina del sonno dell’ospedale San Raffaele. Nato a Bologna nel 1955, dopo la laurea si è specializzato in neurologia. I suoi interessi principali sono rivolti alle patologie del sonno, come […]
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