DOMANDA
Salve dottore,
sono una ragazza di 20 anni. Ho avuto un disturbo d’ansia a 16 anni che grazie ad una terapia si è risolto al meglio, e da lì l’ansia l’avevo dimenticata. Recentemente ho chiuso una relazione a dir poco disastrosa durata due anni, con un ragazzo con disturbo narcisistico di personalità. Inutile dire che la relazione mi abbia portato allo stremo delle forze, da quando ci siamo lasciati (con tantissimi tira e molla) l’ansia è tornata e ho il terrore della depressione: ho paura di non provare più interesse per nulla e ci penso così tanto che non capisco se alla fine mi suggestiono o sono davvero depressa clinicamente. Esco, vado in palestra, all’Università, faccio tutto insomma, ma sto sempre lì a chiedermi se me lo sto godendo o se mi sento depressa ecc. Sarà che sto anche elaborando un lutto, ma sono un po’ giù di tono ultimamente. Inoltre, mi basta sentir parlare di depressione e subito parte la tachicardia. Lei può rassicurarmi?
Grazie in anticipo, Denise.
RISPOSTA
Il termine depressione del linguaggio comune, sinonimo di tristezza, abbattimento non corrisponde a una diagnosi clinica; gli psichiatri hanno cercato in varie epoche storiche di nominare con termini diversi i veri disturbi depressivi (melanconia, distimia, disturbo maniaco depressivo, disturbi dell’umore) per evitare la confusione tra un disturbo e una normale variazione in negativo dell’umore. Evidentemente senza riuscirci, data la difficoltà di delimitare in maniera netta il confine tra i due ambiti. Basti pensare al lutto per la perdita di una persona cara, a cui si reagisce con sintomi soggettivi e segni rilevabili esternamente, molto simili a quelli di un vero disturbo depressivo, come la profonda tristezza ma anche inappetenza, insonnia, ansia, stanchezza, perdita di piacere nelle proprie attività, sensi di colpa, perdita di fiducia ecc.; il confine tra la reazione emotiva proporzionata all’evento e un disturbo clinico, in questi casi è spesso puramente convenzionale, per esempio determinato dalla durata dei sintomi. Da quello che lei riferisce è probabile che la sua depressione sia proprio una reazione proporzionata agli eventi di perdita che riferisce, anche perché lei non sembra essere limitata nelle sue normali funzioni e attività. Certo la sofferenza può essere intensa, ma in genere le nostre capacità di adattamento ci fanno superare queste prove. Comunque a volte può essere utile approfondire la situazione con un colloquio psicologico chiarificatore, indipendentemente da una diagnosi clinica, anche per ottenere indicazioni su come affrontare al meglio le difficoltà e per rassicurazione e sostegno.