K ENDOMETRIO G3 PT1a FIGO IA AGGIORNAMENTO E MANCATA ANEDECTOMIA PELVICA

    DOMANDA

    Gent. Professore, La aggiorno sul caso della 7 4 enne alla quale ha risposto da poco su questo sito.
    A Febbraio 2017 è stata ricoverata per embolia polmonare submassiva (trombi partiti dalla vena della gamba), nonostante le precauzioni post-intervento (calze alla coscia antitrombo ed eparina), causata dal tipo di intervento chirurgico in persona già affetta da insufficienza venosa arti inferiori. Ora in cura con Coumadin.
    Attualmente sta facendo brachiterapia intravaginale (3 sedute in tutto). L’oncologa ha fatto notare la mancata anedectomia pelvica durante intervento. Idem il medico di base. Leggendo il verbale dell’intervento, i chirurghi descrivono la presenza di estese aderenze intestino-parietale-fondo uterino per pregressa annessiectomia sinistra per gravidanza extrauterina e notevole quantità di adipe viscerale. Sarà per queste difficoltà (aderenze da scollare gradualmente e grasso) che non hanno fatto l’anedectomia pelvica, e per infiltrazione endometrio inferiore al 50 per cento, la non angioinvasione e non coinvolgimento annessi e altro?
    In questo caso la mancata anedectomia pelvica, cosa potrebbe comportare in futuro? Vista l’età e la recente embolia polmonare,non credo che la si possa rioperare al momento..
    Grazie e cordiali saluti e complimenti.

    RISPOSTA

    Buongiorno,

    mi perdoni ma mancano sempre alcune informazioni necessarie per una risposta esaustiva.

    Dipende, sostanzialmente, da una cosa: se l’utero è stato rimosso per un qualsiasi motivo non oncologico, e la risposta istologica è a posteriori, in un caso del genere bene la sola brachiterapia ed il follow-up.

    Se già si era in possesso , pre-intervento, della notizia sul Grading G3 usualmente o 1) si decide a prescindere di rimuovere i linfonodi o 2) si procede ad esame istologico estemporaneo intraoperatorio e sulla base dell’invasione miometriale si decide o meno per linfoadenectomia pelvica ed eventualmente anche lombo-aortica.

    Ma una linfoadenectomia non è un tempo chirurgico esente da rischi; le complicanze più temibili possono avvenire in questa fase. E soprattutto, è ancora dibattuto se la rimozione dei linfonodi abbia un reale ruolo terapeutico oltre a quello -sicuro- di stadiazione della malattia.

    In conclusione, “da fuori” alcuni traggono conclusioni facili, ma nel caso in questione, complici le aderenze e con il dato positivo della invasione linfovascolare e miometriale, è tutto da dimostrare che l’esecuzione della linfoadenectomia possa migliorare la prognosi. Va sempre valutato se i supposti benefici di una procedura sopravanzano i rischi connessi alla sua esecuzione, prima di eseguirla.

    Gianluca Benassi

    Gianluca Benassi

    Specialista dal 2008 al 2012 del “Progetto chirurgia ginecologica, mininvasiva e oncologica” dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, oggi libero professionista presso la casa di cura “Città di Parma”. Nato a Parma nel 1975, si è laureato in medicina nel 2001 per specializzarsi in ginecologia nel 2006. È dottore di ricerca in scienze ostetriche e ginecologiche presso […]
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