psicodislèttici


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    sostanze che alterano la percezione e inducono stato onirico (talvolta delirante); sono detti anche allucinogeni, o droghe psichedeliche («rivelatrici della psiche»). Si dividono in maggiori (LSD, mescalina, psilocibina) e minori (hashish e marijuana), in rapporto alla potenza degli effetti. Gli psicodislèttici maggiori sono in genere assunti per via orale; in fase acuta provocano alterazione delle percezioni, della coscienza e del comportamento; le allucinazioni non sono costanti. Queste sostanze possono pure indurre vere e proprie esperienze psicotiche, anche se probabilmente svolgono solo funzione di sganciamento di una psicosi latente. Danno modesta assuefazione e dipendenza psicologica; non dipendenza fisica né sindrome di astinenza. La potenziale pericolosità riguarda la fase acuta e i relativi comportamenti, prevalentemente autoaggressivi, sotto effetto di allucinazioni. Alte dosi possono anche indurre convulsioni, coma e morte. Utilizzati in un passato non remoto in psicoterapia (narcoanalisi) e per indurre psicosi sperimentali a scopo di studio, i rischi connessi a tale pratica ne hanno condizionato l’abbandono. Gli psicodislèttici minori sono derivati della canapa indiana e sono ricchi di THC o deltatetraidrocannabinolo; hanno effetti più blandi. Gli psicodislèttici sono classificati come sostanze stupefacenti e il loro uso è regolato dalla legge.