Il mio ragazzo fa uso di cocaina

    DOMANDA

    Gentile Dottoressa, sto passando un periodo orribile, sono molto infelice, preoccupata e confusa. Ho scoperto qualche mese fa che il mio ragazzo, con il quale vivo da tre anni, ha iniziato a fare uso di cocaina. Questa scoperta mi ha letteralmente sconvolta, ma inizialmente ho cercato di comprenderlo e giustificarlo, in quanto ha avuto un brutto incidente ed è rimasto vittima di un amputazione, e i cambiamenti notati e i ritrovamenti si sono verificati subito dopo, quindi ci ho parlato a quattrocchi e ho lasciato che la cosa restasse tra noi, gli ho dato fiducia ma purtroppo presto questa è stata tradita, perché ho scoperto che stava continuando..perciò sono andata via di casa, delusa arrabbiata e sfiduciosa, e ho coinvolto familiari nel tentativo di fargli rendere conto che facevo sul serio e che doveva fermarsi subito. Lui è stato molto male per la mia assenza, stava tutta la notte sotto casa dei miei e a scrivermi o chiamarmi, inoltre quando ci siamo visti per un confronto ha sminuito tantissimo la situazione e mi ha promesso che non sarebbe più successo. Sono dunque tornata a casa, speranzosa, anche se continuavo ad avere forti dubbi e presentimenti, forse mi stavo addirittura illudendo di essere ormai prevenuta e paranoica e sono andata avanti per altri mesi, ma purtroppo e per fortuna le bugie hanno le gambe corte e la verità per l’ennesima volta è venuta a galla. È stato purtroppo più devastante che mai, mi ha distrutta. Mi sono resa conto della gravità della situazione, ho preso una decisione drastica, sono andata via di casa e l’ho convinto a farsi aiutare non più usando le maniere gentili che non avevano portato a risultati, il tutto solo per cercare di fargli rendere conto.. Lui ha sempre negato e sminuito ma pur di riavermi ha accettato di rivolgersi al sert. Adesso, purtroppo, gli incontri sono un’ora una volta alla settimana e la situazione di certo non può cambiare in così breve tempo e con così poco intervento, inoltre lui ci va non volentieri, ma solo perché io ho insistito, continua a non ammettere di avere un problema e a sentirsi offeso da me che lo considero a certi livelli, quindi non so a quanto servano questi incontri . Siamo entrambi molto arrabbiati, io perché lui mi ha presa in giro e adesso ho messo in dubbio tutta la nostra storia e la sua persona, mi sembra di avere davanti un estraneo a cui non importa niente delle mie lacrime..E lui perché sente che gli sto facendo questo ” ingiustamente”, perché si sente giudicato, attaccato e abbandonato. Quando ci vediamo facciamo scintille, litighiamo di brutto e a quel punto io voglio solo andarmene, perché nel periodo in cui io avevo dubbi lui è stato spesso aggressivo nelle discussioni e con sé stesso e con gli oggetti (e adesso credo di sapere perché, attribuisco la colpa all’effetto) arrivando a fare anche gesti estremi di autolesionismo e quindi adesso mi agito, anche quando qualcuno alza il tono della voce , ma lui vedendo che mi allontano si dispera, si sente abbandonato da me, vedendo che ho paura si sente offeso e in preda alla disperazione minaccia di uccidersi o cose del genere, facendomi stare in ansia sia che gli rimanga accanto sia che me ne vada. Ho chiesto di poter essere affiancata anche io dal sert ma mi hanno detto che per il momento lui è la priorità e su questo non ho dubbi, ma d’altro canto io non so come gestirlo e come comportarmi durante tutta la settimana e vorrei almeno lo seguissero più assiduamente, più da vicino. Inoltre lui mi ha negato la possibilità di accedere alle informazioni sul suo percorso quindi mi sento completamente tagliata fuori, non aiutata sotto alcun punto di vista. Cosa dovrei fare? Come posso stargli accanto? Come posso fidarmi di lui? Io mi sento persa, depressa, ho già sofferto di depressione ed ho di nuovo gli stessi sintomi e pensieri..lui d’altro canto continua a fare una vita sregolata, dorme giorni interi, non mangia, non si cura, non si lava, la casa è un disastro, non fa nulla per recuperarmi per farmi vivere bei momenti, non fa nulla per dimostrarmi che ce la sta mettendo tutta, da a me la colpa, dice che sta così perché io non ci sono, dice che lo costringo a cercare la droga perché lo faccio stare troppo male e deve alleviare in qualche modo il suo dolore. Io cerco di andare a trovarlo almeno una volta al giorno, però quando vado lui non si alza neanche dal letto, quando abbiamo un appuntamento mi da buca, quando stiamo insieme litighiamo, quando me ne vado mi supplica di tornare che lui cambierà tutto e sistemerà tutto, che non ci saranno più problemi bugie ecc mi darà dimostrazioni ecc ma io sinceramente non vedo nessun tentativo e non credo più alle sue parole. Anche quello di andare al sert è solo un prendersi e un prendermi in giro, inoltre mi tiene fuori. Mi vedo in un tunnel senza luce, senza fine, senza via d’uscita. Cosa posso fare? Grazie mille

    RISPOSTA

    La sua storia è simile al racconto di tante partner che vogliono bene al loro compagno, ma che purtroppo lo devono in qualche modo condividere con la cocaina e questa situazione diviene nel tempo assolutamente inaccettabile.
    Il suo ragazzo sta facendo un programma terapeutico  al SERT, ma questo servizio non sembra essere in grado di poter dedicare uno spazio anche a lei. Tuttavia, autorizzata dal paziente, lei potrebbe richiedere un appuntamento congiunto con il suo ragazzo e con i professionisti che lo seguono, per avere un chiarimento su quali obiettivi si stia lavorando e su quali siano i risultati raggiunti. Purtroppo questa soluzione non sembra essere consentita dal suo fidanzato, che però in questo modo in qualche modo ammette una scarsa adesione alla terapia.

    In ogni caso, indipendentemente dal programma terapeutico proposto dal SERT, in genere si associa uno screening urinario per oggettivare l’astensione dall’uso . Credo che per lei potrebbe essere molto utile essere almeno autorizzata dal suo ragazzo a richiedere agli operatori del SERT  gli esiti del monitoraggio delle urine. Sia ben chiaro che lo screening urinario non è di per se’ terapeutico, in quanto può affiancare una terapia, ma non è certo utile se avulso da un programma strutturato, tuttavia, se i risultati dei test urinari fossero buoni, questo fatto può essere molto utile per stabilizzare la relazione con le persone che vogliono bene al paziente.
    I familiari ( partner, genitori fratelli) dei soggetti cocainomani tendono invariabilmente ad attuare un controllo “affettivo” assai pesante per loro da sostenere e che, purtroppo, non ha evidentemente dato l’esito sperato. In tale contesto va da sé che anche i familiari ri-conducono a torto o a ragione tutti i comportamenti assunti dal parente, soprattutto quelli in antitesi alle loro aspettative, all’utilizzo di sostanza.
    Quando la persona in trattamento riduce sensibilmente l’uso di cocaina o meglio ancora si astiene totalmente dall’usarla, mal sopporta che permanga in casa un ”clima di sospetto”. Il paziente riconosce perciò velocemente che poter esibire al proprio entourage familiare dei referti urinari negativi , che dimostrano cioè che non è stata assunta cocaina, consente di allentare la situazione di controllo messa in atto, riducendo situazioni di ansia e tensione.
    E’ importante quindi poter utilizzare l’esito del monitoraggio per allentare il controllo della famiglia; a loro vota i familiari ben accettano di sentirsi sollevati da una missione foriera di ansie e tensioni piuttosto che di effetti benefici e vivono come liberatoria la proposta del terapeuta di assumersi tale funzione in loro vece, utilizzando uno strumento “scientifico” assai razionale quanto asettico.
    Conoscendo i risultati dei test urinari anche lei potrà riuscire a meglio comprendere come rapportarsi nella relazione con il suo ragazzo. Se vedrà un impegno da parte sua , riuscirà a stargli vicino con serenità, se invece, nonostante le promesse e le dichiarazioni di affetto questa persona non proverà a mettere in discussione la sua condotta tossicomanica, lei avrà l’opportunità di decidere se accettare di mantenere comunque una relazione non facile e dolorosa o se invece sia più utile scindere un legame, che la vede invariabilmente al secondo posto, dopo la cocaina
    Se emotivamente sta troppo male, richieda al suo medico di fiducia di indirizzarla ad uno psicoterapeuta che possa seguirla in questo momento difficile.

    Ovviamente se non le sarà consentito di vedere gli esiti dello screening urinario, da eseguire non meno di una volta a settimana, questo significa con elevatissima probabilità che il consumo prosegue costantemente

    Antonia Cinquegrana

    Antonia Cinquegrana

    MEDICO INTERNISTA E PSICOTERAPEUTA. Responsabile del Centro Cura Cocaina di Brescia. Negli ultimi 25 anni ha progettato e diretto significative sperimentazioni inerenti il trattamento ambulatoriale della dipendenza da cocaina particolarmente dedicate ai soggetti cocainomani integrati socialmente, raccogliendo la più ampia casistica italiana in materia. Nel 2015 ha ideato il Centro Clinico Cura Cocaina, rivolto a […]
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