Sospeso farmaco…riprendere un antidepressivo??

    DOMANDA

    Buona sera Dott.le volevo chiedere un parere… io affetta da dap ho preso per 12 anni la paroxetina tolta senza scalarla a causa di un infarto.e un qt lungo…Quindi per 7 mesi prendo xanax 3per 0.50 ..in piu faccio psicoterapia.
    Purtroppo ho varie sintomatologie che partono dalla mattina con agitazione e conati di vomito
    Alcune volte quando mangio sono costretta a non farlo perché mi viene il vomito
    Non ho più paura di stare sola in casa,però ho un pensiero del tipo che gli altri hanno una vita diversa dalla mia ( dato che per fare la spesa vado con qualcuno,insomma non faccio la vita di prima…ovvero un po’ mi chiudo,e quando vedo le mie amiche che escono vanno a fare le commissioni,a fare la spesa io ho questo pensiero bloccante…
    Premetto inoltre che ho passato un mese e mezzo in Ospedale in quanto mi hanno trovato un trombo nel ventricolo sinistro ,poi mi hanno messo un defibrillatore preventivo(quindi per un altro mese non ho potuto portare la macchina) anche se giovedì l’ho portata..insomma cosa dovrei fare per questi pensieri limitanti e bloccanti?? Sono certa che se torno dal neurologo lui mi dirà di prendere il brintellix ( usato tre gocce) prima del ricovero per circa un mese (solo che mi creavano un certo pensiero di paura nel prenderle) e poi le ho tolte perché il qt era ancora alto( non credo sia dovuta dall’assunzione del farmaco) però ora vorrei risolvere sia per questi pensieri che per i sintomi che non sono mai gli stessi…(testa bloccata,fastidio agli occhi,spossatezza)
    Cosa ne pensa? Mi aiuterebbe l’antidrepessivo? Grazie mille per l’attenzione che mi ha dato

    RISPOSTA

    Ho l’impressione che la questione non stia nel prendere o meno nuovamente l’antidepressivo, ma nel trovare una adattamento migliore ad una situazione che la mette di fronte a cambianti negativi. Come si fa ad accettare l’indebolimento fisico, le limitazioni dovute ad una malattia o semplicemente il progressivo avanzare dell’età? Certamente la risposta non può darcela un farmaco, anche se utilizzarlo può talora fornirci un aiuto nel lavoro psicologico che comunque siamo costretti a fare. Si tratta di utilizzare gli stratagemmi che abbiamo imparato (o dovremmo aver imparato) per accettare i compromessi che la vita ci ha sempre posto tra ideali elevati e reali possibilità di raggiungerli. Penso che un grande aiuto possa ottenerlo puntando sul lavoro psicoterapeutico che sta portando avanti.

    Renzo Rizzardo

    Renzo Rizzardo

    ESPERTO IN DISTURBI DELL’UMORE E D’ANSIA. Già professore a contratto di psichiatria all’Università di Padova. Nato a Basiliano (Udine) nel 1946, si è laureato e specializzato in psichiatria a Padova. È stato responsabile del centro di salute mentale dell’Università di Padova e coordinatore regionale per il Triveneto della Sirp (Società italiana di riabilitazione psicosociale). Si […]
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