DOMANDA
In mio figlio di 14 anni ho notato degĺi indizi che mi hanno fatto iniziare a preoccupare sul suo modo di gestire il suo tempo sui videogiochi: fatica a staccarsi dallo schermo, non ha motivazione e sembra trovare interesse solo nell’uso di smartphone o computer. Pensa solo ai dispositivi tecnologici. L’uso dei dispositivi da parte di mio figlio finisce per interferire con le attività della famiglia e sopratutto della scuola: il suo rendimento scolastico è pessimo, non trova soddisfazione su nessuna altra cosa al di fuori dei videogiochi.È apatico e insensibile alla vita famigliare ,avverte una certa frustrazione quando non usa i dispositivi e vuole passare sempre più tempo davanti agli schermi e a volte quando gli vengono vietati li usa di nascosto. Li cerca in continuazione e sembra che l’unico suo interesse sia il videogioco. Mi chiedo come possa fare .
RISPOSTA
Gentilissima Mamma, o Papà,
comprendo perfettamente le Sue preoccupazioni, condivise purtroppo da molti dei genitori che incontro in studio o in occasioni formative e che riescono a chiedere aiuto (cosa non ovvia perché spesso ci si protegge dalla paura chiamando in causa una presunta normalità che normale non è).
Credo sia molto importante che Lei si stia ponendo delle domande rispetto allo stato emotivo di Suo figlio perché, al di là delle evidenti ricadute sull’andamento scolastico e sul Vostro clima familiare (dalle liti che si sviluppano quando hai un figlio che non riconosci più e sembra senza più linfa vitale, alla frustrazione, all’ansia, alla rabbia e purtroppo, altrettanto spesso, alle discussioni tra genitori che trovano radice in visioni e intenti educativi che si sfaldano davanti all’abuso e/o alla franca dipendenza), di emozioni stiamo parlando.
In particolare mi sembra utile rispondere alla Sua ultima affermazione, poiché il quadro delineato richiede senz’altro un approfondimento che potrete svolgere dal vivo con un professionista psicoterapeuta (meglio se cognitivo-comportamentale e specializzato in dipendenze da tecnologie), chiedendo Voi stessi aiuto al fine di poter aiutare meglio Vostro figlio.
Non è per nulla ovvio comprendere “come possano fare” ma diventa molto più semplice se comprendiamo che, per loro, il videogioco si insinua spesso su un terreno di difficoltà di gestione emotiva e/o relazionale a casa, a scuola o con gli amici (anche se spesso gli amici sono davvero molto ridotti, già prima che il problema di abuso si sviluppi).
Il videogioco sembra essere la soluzione alla solitudine, visto che si “incontrano” altri giocatori (di cui le generalità possono anche non essere aderenti alla realtà), un apparente buon modo per sentirsi in gamba quando in gamba non ti senti (e sempre meno lo sarai a scuola o nello sport se non ti alleni) o per sedare stati emotivi che passano dalla tristezza alla rabbia, dal senso di inadeguatezza e inamabilità all’ansia.
Di fatto, sparare a mostri senza incontrare lo sguardo dell’Altro dal vivo non richiede molto rischio emotivo, quello che noi abbiamo corso quando abbiamo fatto le nostre prime esperienze, senza mediazione dello schermo, dalle quali tanto abbiamo imparato.
Quindi ecco come fanno, si nascondono, non affrontano emozioni che non riescono a distinguere e comunicare altrimenti. Cercano di proteggersi perché non sanno come altro fare.
E non è Colpa Vostra, anche se non avete dato limiti di tempo ed avreste fatto bene a darglieli perché imparasse piano piano ad autoregolarsi, e anche se siete caduti del tranello del “ ma io ho tantissimi amici, e ci parlo pure (sempre e solo di gioco, però) o “è meglio che uscire con quelli che bevono o fumano” o “ma non sto giocando, guardo solo i video di You Tube (dove vedi altri che stanno giocando) o “anche tu giochi con il telefono” o “lo fanno tutti”.
Non è vero che lo fanno tutti, lo fanno i ragazzi che sono in difficoltà e che hanno il diritto di essere aiutati e di avere genitori che si lasciano aiutare nella loro crescita più complicata.
Così Vi faccio i miei migliori auguri e Vi incoraggio a guardarlo come quando era piccolo, perché dietro al silenzio ribelle c’è ancora, piccolo e tanta necessità delle Vostre cure…