DOMANDA
Chiedo gentilmente un parere su una situazione che sto vivendo e che da qualche tempo mi sta veramente minando la qualità della vita.
Da circa due mesi non dormo in preda all’ansia e a pensieri negativi legati ad una situazione lavorativa. A metà gennaio ho cominciato a respirare aria di forte tensione sul lavoro e ad avere delle premonizioni… Porto avanti da anni un lavoro che non mi soddisfa, ma me lo faccio andare bene sia per lo stipendio, sia per la vicinanza a casa; rappresenta ormai la mia “zona di confort” nella quale mi sono adagiata da quasi 20 anni, un ambiente riduttivo (mi relaziono solo con 1 collega) e un lavoro per niente gratificante, ma tutto sommato tranquillo, senza troppi sbattimenti (mi riferisco al fatto di non dover dimostrare che valgo, che sono efficiente, che parlo 4 lingue, che sono puntuale, veloce, flessibile, precisa e simpatica ad eventuali nuovi colleghi).
A fine gennaio la mia collega (anche lei fortemente insoddisfatta della situazione lavorativa), fa una serie di colloqui e a metà febbraio si dimette. E’, ripeto, la mia unica collega, con la quale condivido la giornata lavorativa da 18 anni e all’improvviso, pur condividendo la sua scelta per le scarse prospettive future dell’azienda , mi sento tradita. Ho cominciato ad evitare ogni contatto, a non parlarle, mi sono chiusa in me stessa, a casa piango e questo atteggiamento si ripercuote anche sulla mia vita di relazione (mio marito evidentemente, non vivendo in prima persona questa situazione, non capisce fino in fondo cosa sto provando).
Il pensiero di continuare a lavorare in questo posto senza di lei o peggio con chi la sostituirà mi mette male, fortemente a disagio e mi demotiva. Ho cominciato ad attivarmi per trovare un nuovo lavoro, invidio la sua posizione, il trascorrere questi ultimi mesi con leggerezza e sapere di varcare per l’ultima volta la soglia di quella porta che non si aprirà piu’ tutte le mattine come ha fatto per 18 anni.
La invidio, ma nello stesso tempo ammiro la sua scelta che denota coraggio (non so se io a 51 anni sarei pronta a rimettermi in gioco e a ricominciare daccapo).
La cosa che mi tormenta di piu’ è come superare il distacco il suo ultimo giorno di lavoro, come salutarla, come “lasciarla andare”. Purtroppo la vita per circostanze varie mi ha sempre allontanato dalle persone a cui mi sono particolarmente affezionata. Sarà dura, non so se reagirò con estrema freddezza, lasciandomi andare poi ad un pianto liberatorio o mostrerò commozione e tutta la mia fragilità.
Alla luce di quanto esposto, gradirei ricevere qualche consiglio e suggerimento per poter affrontare al meglio questa spiacevole situazione.
RISPOSTA
Cara lettrice,
Come lei ha descritto , si trova in un momento di ansia generale, il non dormire , il piangere sono tutti sintomi legati all’ansia e alla paura di perdita. Perdita di una collega, un amica , un equilibrio un abitudine un contesto familiare. Questo evento crea un grande cambiamento perché quando passiamo 8 ore tutti i giorni con una persona , questa diventa familiare, parte della nostra vita. Comunicare il nostro sentimento di separazione e la paura di non vedere più quella persona tutti i giorni non è un atto di fragilità . Lei è arrabbiata perché si sente tradita e abbandonata dalla sua collega , e glielo dimostra allontanandosi e chiudendosi, non parlando più con lei , ma questo peggiora le cose. Sfidi la vita che come dice lei l’ha allontanata dalle persone care. La sua collega cambia solo lavoro, chi o cosa vi impedisce di frequentarvi come amiche fuori dall’ambito professionale . Provi a parlare con la sua collega dicendole quanto le è affezionata e che non vuole perderla, che le piacerebbe mantenere il rapporto con lei al di fuori del lavoro. Anche per la sua collega sarà complesso separarsi dopo 18 anni . Tutti proviamo ansia quando perdiamo qualcosa . Vedrà che andrà meglio e il vostro rapporto sarà più ricco. E chissà …. forse un giorno anche lei avrà voglia di cambiare. Le auguro tutto quello che desidera … e mi piacerebbe sapere com’è andata . Cordialmente Dr.Frongia Patrizia