Rischio di trasmissione di malattie infettive con ovodonazione da fresco

    DOMANDA

    Gentile dr. Camporese,
    Sono in procinto di fare un’ovodonazione all’estero.
    Sono preoccupata per la possibile trasmissione di malattie infettive in seguito a questo trattamento, per me e per il futuro bambino.
    I centri contattati mi hanno detto che le donatrici sono sottoposte a varie indagini, tra cui anche esami infettivologici sia durante la selezione delle donatrici e sia il giorno del pick up degli ovociti.
    Tuttavia so che esiste un “periodo finestra” delle varie malattie infettive, periodo nel quale la persona può essere stata contagiata ma il test risulta negativo, quindi anche il test delle malattie infettive fatto il giorno del pick up mi sembra non  sicuro al 100%.
    Volevo farLe alcune domande.

    1. È  possibile la trasmissione di malattie infettive da ovodonazione con ovociti freschi?

    2. La vitrificazione di ovociti o embrioni proventi da donatrice infetta può  eliminare il rischio di contagio per la ricevente e per il bambino?
    In caso affermativo,  per quanto tempo va mantenuta la vitrificazione?

    3. Per essere sicuri al 100% sarebbe necessario utilizzare ovociti vitrificati o embrioni vitrificati da un certo numero di mesi e poi richiedere di rifare gli esami delle malattie infettive sulla donatrice?
    Quanto tempo è  necessario fare passare dal pick up prima di rifare gli esami per malattie infettive sulla donatrice?
    È possibile fare passare meno tempo utilizzando gli esami NAT?

    Grazie e cordiali saluti.

    RISPOSTA

    Premesso che esistono ancora numerosi dubbi su quali, tra le malattie trasmissibili sessualmente, siano quelle che più facilmente possono essere trasmesse con la pratica dell’ovodonazione, di solito i centri seri (e certificati) che si occupano di queste procedure garantiscono di seguire procedure standardizzate, che seguono le più recenti indicazioni previste in questo tipo di attività. Da questo punto di vista credo sia opportuno, peraltro, che anziché chiedere garanzie “a voce”, sia più consono farsi consegnare un documento che attesti ciò che effettivamente è previsto dalle procedure. L’ipotesi di congelare gli ovociti fino a quando siano stati eseguiti i controlli sulla donatrice al pick-up potrebbe rappresentare un’ipotetica garanzia in più per evitare i rischi del periodo finestra, sempre che dal centro a cui lei si rivolgerà sia previsto un riesame della donatrice a distanza dal pick-up, e soprattutto che la donatrice vi si sottoponga, del che dubito. Comunque, in entrambi i casi, anche a scopo medico legale, è assolutamente necessario richiedere una certificazione che tutte le indagini previste sono state effettivamente eseguite.