TACHICARDIA DILATATIVA PERIPARTUM

    DOMANDA

    Buongiorno Dottore, le richiedo gentilmente un parere medico riguardo la mia situazione clinica.

    L’8 settembre 2013 ho partorito, dopo pochi giorni sono stata ricoverata in cardiologia (io ero totalmente asintomatica, è stata fatta la visita a seguito di un esame di routine effettuato dopo aver oltrepassato la data del parto e visto che c’era disponibilità mi hanno fatto fare la visita direttamente lì) per quella che poi si è scoperto essere una “tachicardia dilatativa peripartum associata a tachicardia ventricolare iterativa dell’efflusso destro (verosimilmente già esistente)”.
    Il 13 avevo una frazione d’eiezione pari a 28%, durante le prime dimissioni il 16 l’aritmia è risultata controllata con lidocaina 2% a 3 cc/h mentre il tentativo di trattamento con amiodarone è stato sospeso per la comparsa di ritmo giunzionale. Poi mi è stato dato nadololo che ha migliorato sia la funzione della pompa che dell’aritmia. La RMN aveva mostrato assenza di miocardite, i valori ecografici erano migliori rispetto a quelli della RMN (40% vs 28%), testati due betabloccanti nadololo e metorpololo entrambi sospesi per bradicardia eccessiva e ritmo giunzionale.
    il 10 ottobre sono stata sottoposta ad ablazione di focus aritmogeno situato nell’efflusso destro a meno di 1 cm dal fascio di His. è stata eseguita cauta ablazione con bassa energia e dosi refratte senza avvicinarsi a meno di 8 10 mm dal fascio di His. . Dopo l’ablazione c’è stata una riduzione dell’aritmia con extrasistoli molto più tardive. Con flecainide 50 mg x 2 ha soppresso l’aritmia. In data 15 ottobre LVEF a 43%, Holter e telemetria mostravano la totale assenza di aritmie negli ultimi 3 giorni. Sono stata dimessa con la seguente terapia: ASA 100 1 DIE per un mese, ALMARYTM 1/2 x 2.

    Dopo un mese dalle dimissioni la frazione d’eiezione era 43% con ECO.
    Dopo 7 mesi con RM CARDIACA FE a 51%, normali dimensioni dell’atrio sx e assenza di miocardite sia in atto sia fibrosi da pregressa miocardite.

    A gennaio 2015 la FE 57,5% e poi ho smesso di prendere almarytm.
    A dicembre 2015 FE 51% nessuna terapia ma una sensazione di mancanza di respiro non da sforzo dovuto ad una sensazione di battito accelerato. Dalla visita si è concluso che “situazione cardiologica relativamente stabile, i disturbi attuali sono legati ad eccessivo aumento della frequenza sinusale, associato a PR lungo; questo problema ( blocco av di I grado) sempre stato evidente fin da subito, ed è stato il motivo principale dell’impossibilità di utilizzare i becabloccanti. E’ possibile provare con ivrabradina 5mg al mattino. durata circa 6 mesi.

    Luglio 2016 FE a 55%
    Aprile 2018 FE a 61%
    Marzo 2020 FE a 54%.

    Sono sempre stata bene e non ho più avuto nessuna “ricaduta”, ancora oggi mi tengo controllata annualmente tra ECO, ECG e visite cardiologiche.

    Le scrivo in quanto vorrei avere un suo parere in merito ad una seconda gravidanza in quanto finora nessuno mi ha saputo consigliare al meglio. Sono consapevole della gravità di ciò che ho avuto e del fatto che la mia domanda non sia semplice ma vorrei avere quante più opinioni possibili a riguardo.

    Mi scuso se mi sono dilungata troppo ma volevo darle quante più informazioni possibili.

    Certa di un suo riscontro, porgo cordiali saluti.

    RISPOSTA

    Non fornisce dati su familiarità per cardiopatia, incluse aritmie o impianto di pacemaker in età giovanile (<40-50 aa).

    Sarebbe bene avere maggiori dettagli sulla morfologia, funzione e caratterizzazione del ventricolo destro alla RM.

    La disfunzione ventricolare appare essere stata secondaria alle aritmie ventricolari considerata l’assenza di alterazioni tissutali e strutturali alla RM ed il rapido recupero della funzione ventricolare.

    Dai dati che riferisce la sua non sembra essere una Cardiomiopatia aritmogena strutturale.

    Sarebbe importante valutare la presenza di tali aritmie tramite un monitoraggio Holter-ECG 48 ore ed un test ergometrico,   in assenza di terapia farmacologica.

    Se aritmie persistenti  e con caratteristiche tali da renderle buon target per l’ablazione, andrebbe considerata una nuova procedura (magari con crio-energia, vista la vicinanza del focus aritmogeno al sistema di conduzione cardiaco).

    In presenza di verificata efficacia e dopo aver analizzato eventuali risvolti genetici potrebbero non emergere   controindicazioni ad una nuova gravidanza che a quel punto potrebbe essere effettuata libera da farmaci comunque non graditi all’embrione-feto in crescita.

    Cordialità.

    Gianfranco Sinagra

    Gianfranco Sinagra

    Professore di malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università degli Studi di Trieste. Nato a Palermo nel 1964, si è laureato all’Università degli Studi di Palermo e si è specializzato in cardiologia all’Università degli Studi di Trieste. Dirige la struttura complessa di cardiologia, il dipartimento cardiovascolare e la scuola di specializzazione in malattie dell’apparato cardiovascolare agli Ospedali Riuniti […]
    Invia una domanda