DOMANDA
Buongiorno dottoressa,
Mio figlio di 24 anni, sempre considerato ragazzo estremamente brillante, da alcuni anni, in concomitanza con un inizio insoddisfacente degli studi universitari, ha iniziato a ritirarsi piano piano dalla vita sociale, non annullandola ma mantenendola al minimo (la pandemia certo non ha aiutato) e a giocare ai giochi elettronici per 4 o 5 ore la notte, cosa che gli rende impossibile alzarsi la mattina, con considerevoli conseguenze negative sul suo rendimento. Anche quando riesce ad andare a dormire un po’ prima, comunque tende a restare a letto fino all’ora di pranzo. Purtroppo rifiuta qualunque aiuto di un esperto e mi chiedo quindi io, come madre, come posso aiutarlo. Consideri che per la maggior parte dell’anno lui vive solo perché io e suo padre lavoriamo all’estero, e questo rende ovviamente tutto più difficile. Grazie per il consiglio che potrà darmi.
RISPOSTA
Cara Signora,
mi dispiace molto per quanto state vivendo.
Immagino quanto sia difficile stare lontano da lui sapendolo in difficoltà e, forse, anche quanto non sia molto più facile vederlo stare così quando siate in casa con lui.
Non posso permettermi di formulare alcuna diagnosi sapendo solo ciò che mi scrive, ma cercherò di darVi qualche idea.
Naturalmente sarebbe importante capire come mai l’inizio dell’università non sia stato soddisfacente; se è sempre stato brillante al liceo forse non si aspettava di avere risultati sotto le sue aspettative oppure non è riuscito a motivarsi a trovare nuovi metodi di studio cadendo nella trappola “della volpe e l’uva” (se non riesco a raggiungere l’oggetto del desiderio, svaluto il desiderio stesso) oppure non è riuscito a orientarsi tra tutte le facoltà in funzione di un suo profondo desiderio? Forse ha avuto paura di deluderVi?
Penso anche all’ipotesi per la quale già prima dell’inizio università stesse videogiocando (magari non era possibile accorgersi di una deriva di abuso di videogiochi perché i risultati scolastici non ne avevano ancora subito le conseguenze?); in questo caso non sarebbe il primo giovane adulto affascinato all’idea di sfondare nel mondo dei videogiocatori (o che la utilizzi come giustificazione per continuare a giocare), con l’illusione di guadagni facili e prestigio, mito che si alimenta fortemente tra giocatori e nei tornei, e a perdere tempo di vita e di costruzione di professionalità e relazioni dal vivo (anche sentimentali).
Mi pare comunque di comprendere che stia preferendo trascorrere molto tempo (mi sembra strano che giochi solo di notte… cosa fa il resto del pomeriggio? guarda video di altri giocatori su YouTube?) in un’attività che, a breve termine, potrebbe sensatamente dargli la sensazione di essere bravo e ricercato da altri giocatori ma che, a medio e lungo termine, lo sta di fatto derubando di altre possibilità in cui potrebbe, al momento, sentirsi incapace o inadeguato.
L’alterazione del ritmo sonno veglia, l’aumento di aggressività (durante il gioco o quando gli si chiede di interrompere l’attività ) e la diminuzione della capacità di mantenere attenzione e concentrazione su argomenti più complessi (contenuti di esame) oltre alla diminuzione di attività dal vivo (sport o uscite con gli amici), ancora più se accompagnati a un’ incapacità di cura personale (anche solo farsi la doccia, o cambiare indumenti) e dell’ambiente (come tiene la sua camera? ci sono piatti sporchi, bottigliette vuote o eventualmente riempite di urina se non si prende il tempo di andare in bagno?) rappresenterebbe il perfetto quadro di dipendenza da videogiochi (definita disturbo da gioco online nel DSM-5).
Spero vivamente che non sia così per lui e per Voi…
In questo caso comunque sarebbe necessario chiedere aiuto a una/o Psicoterapeuta specializzata/o nel settore: se Vostro figlio non volesse, potrebbe di certo aiutare Voi a scegliere i modi migliori per essergli di aiuto. In questi casi il fatto di non volersi fare dare una mano corrisponde al fatto di non voler smettere di giocare ma potrete considerare altre vie, scelte con lo specialista, che potrebbero comportare anche il taglio della wifi e della disponibilità economica.
Se invece fosse solo una condizione temporanea, accettasse volentieri alternative anche se proposte da altri (che non comprendano videogiochi, naturalmente) volesse trascorrere più tempo con Voi magari raggiungendoVi laddove lavorate, volesse temporaneamente trasferirsi dai nonni (senza wifi o con wifi limitata, per le cose importanti basta l’hotspot dal telefono) da una zia o da amici di famiglia o dalla fidanzata (se ce l’ha), accettasse di rivedere la scelta universitaria o di intraprendere un lavoretto almeno di qualche mese, probabilmente il cambiamento gli farebbe molto bene, giusto per riassaporare qualcosa di diverso che lo faccia rientrare nel mondo e lo faccia di nuovo sentire in gamba, amabile e connesso con altre persone, dal vivo!
E magari ci sono anche amici, ex professori del liceo o familiari che potranno essere chiamati in Vostro aiuto!
La condizione migliore di partenza sarà comunque quella di cercare di parlare con lui mettendosi a disposizione nel comprendere i suoi stati emotivi, cosa lo spinga a giocare o da cosa stia cercando di fuggire. Se non fosse disponibile a parlare con Voi o non fosse capace di identificare le sue emozioni, non perdete speranza. In molti casi di abuso/dipendenza da internet, ciò che faranno di diverso i familiari cambierà le cose.
Non indugiate a chiedere a qualcuno che possa inquadrare bene insieme a Voi tutte le particolarità della situazione Vostra e di Vostro figlio: anche piccoli cambiamenti possono rappresentare una rivoluzione!
In bocca al lupo a tutti e tre!