tifo addominale


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    (o ileotifo, o febbre tifoide), malattia infettiva causata dal batterio Salmonella typhi , diffuso soprattutto nelle zone a clima caldo e in condizioni igienico-sanitarie scadenti, dove la malattia è presente allo stato endemico. La fonte d’infezione è rappresentata dai soggetti malati e dai portatori, che eliminano la salmonella con le feci e nelle situazioni di scarsa igiene contaminano le acque destinate al consumo umano o all’irrigazione. L’uomo si contagia, quindi, bevendo acqua inquinata o consumando frutti di mare coltivati in zone vicine agli scarichi urbani, o verdure crude irrigate con acqua contaminata.

     

    Quadro clinico

    I bacilli del tifo addominale penetrati nell’organismo si diffondono per via linfatica per poi passare nel circolo sanguigno, localizzandosi in breve nei follicoli linfatici dell’intestino (placche del Payer). Dopo un periodo di incubazione di 7-10 giorni insorgono cefalea, dolori muscolari, astenia, seguiti da febbre elevata, meteorismo, stitichezza ostinata, torpore psichico, confusione mentale. Il decorso successivo si può suddividere in quattro settenari (settimane): nel primo i bacilli sono reperibili nel sangue circolante, nella milza, nel fegato, nelle linfoghiandole e nel midollo osseo; nei successivi si trovano nelle feci perché la malattia provoca enterite. Le alterazioni intestinali passano anch’esse attraverso quattro stadi: nel primo stadio (della tumefazione) le placche e i follicoli linfatici solitari risultano edematosi con punteggiature emorragiche; nel secondo stadio (della necrosi) si forma una necrosi superficiale in forma di escara; nel terzo stadio (dell’ulcera) l’escara, per i fenomeni dinamici intestinali e per i processi di demarcazione che si formano alla sua base, si distacca lasciando un’ulcera a stampo, che comporta gravi pericoli per l’eventuale apertura di vasi sanguigni con emorragie e per la perforazione della parete con peritonite acuta generalizzata; nel quarto stadio (della guarigione) l’ulcera viene colmata da connettivo e ricoperta da epitelio intestinale rigenerato. La diagnosi viene formulata mediante indagini sierologiche (sieroagglutinazione di Widal) e coprocoltura.

    Terapia

    La terapia si basa sull’impiego di antibiotici. Fondamentale è la prevenzione, che deve agire sia sui malati, con l’isolamento e la disinfezione della biancheria e degli effetti personali, sia sui portatori, serbatoi e sorgenti dell’infezione, che devono essere curati e allontanati, fino alla guarigione, dall’ambito professionale, in cui possono diffondere la malattia (preparazione degli alimenti, servizi idrici). Importantissime sono, inoltre, la bonifica dell’ambiente e la vaccinazione dei soggetti a rischio (vedi antitifica, vaccinazione ).