mastite


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    processo infiammatorio, acuto o cronico, delle ghiandole della mammella. Si riconoscono varie forme di mastite: acuta, suppurativa (stafilococcica, soprattutto durante l’allattamento; streptococcica, durante l’allattamento o in corso di erisipela) o non infettiva, talora collegata con irregolarità del ciclo mestruale; cronica, tubercolare o luetica. Va sempre ben distinta dalle infiammazioni che interessano sottostanti processi tumorali della mammella. Il quadro clinico più frequente è quello che si manifesta durante l’allattamento e è causato da un’infezione batterica (l’agente patogeno più frequentemente coinvolto in questi casi è lo Staphylococcus aureus) che deriva alla madre solitamente dal neonato stesso e che può trasmettersi alle ghiandole attraverso un’ulcerazione o una ragade di un capezzolo. Il processo può estendersi verso l’interno o in superficie, e dare origine a fistole cutanee. Il dolore è il sintomo fondamentale, spesso accompagnato da febbre; una mastite semplice determina solo dolore e arrossamento locale, mentre si deve pensare a un ascesso se la zona è edematosa o fluttuante. Se vi è solo una mastite, la mammella e il capezzolo dovrebbero essere trattati con una soluzione antimicrobica e quindi lavati con acqua sterile. Occorre inoltre prevenire la stasi continuando l’allattamento con entrambe le mammelle, a meno di notevoli ragadi: il lattante, infatti, non si infetta (essendo il portatore dello stafilococco) e non viene disturbato dalla eventuale terapia antibiotica con penicilline o cefalosporine. Le masse fluttuanti possono essere sottoposte ad agoaspirazione con successiva messa in coltura del pus così raccolto. In questo caso, cioè di fronte a un ascesso, può rendersi necessaria l’incisione chirurgica e il drenaggio. La stasi e l’ingorgo mammario vanno prevenuti con l’utilizzo di un tiralatte e l’allattamento va sospeso fino alla scomparsa dei sintomi.