ernia


    Aggiornato il 14 Dicembre 2015

    fuoriuscita di un viscere o di una sua parte dalla cavità naturale che in condizioni normali lo contiene. Si distinguono ernie interne, con passaggio di un organo da una cavità a un’altra (per esempio, lo stomaco nell’ernia iatale si porta in parte nella cavità toracica) non rilevabile esternamente, ed ernie esterne (per esempio, le ernie inguinali), rilevabili all’esterno per la comparsa di una tumefazione visibile o mediante palpazione. Possono essere congenite o acquisite. Nelle prime, il sacco erniario è preformato, già presente alla nascita ed esistono quindi condizioni anatomiche che facilitano l’impegno dei visceri in esso. Nelle seconde, è sempre presente una relativa debolezza delle strutture muscolo-aponeurotiche e una predisposizione anatomica (abnorme ampiezza di porte e canali anatomici). In alcuni casi, l’erniazione di un viscere consegue a traumi. Le ernie, al di là della tumefazione visibile in quelle esterne, sono per lo più asintomatiche; a volte, tuttavia, provocano dolore o dolenzia, a seconda della loro sede. Più gravi possono i quadri clinici sostenuti dalle loro complicazioni: lo strozzamento, con possibile necrosi dell’organo erniato; l’intasamento (per esempio, per accumulo di feci in un’ansa intestinale); l’irriducibilità (impossibilità di far rientrare un viscere nella sua cavità naturale); l’infiammazione e la loro lesione traumatica. La terapia delle ernie è chirurgica.