DOMANDA
Cara Dottoressa,
ricordo che nella mia adolescenza tutti avevamo dei rituali: io saltellavo le piastrelle; una mia doveva toccare e ritoccare un oggetto, era un supplizio, poiché il disturbo è durato 4 o 5 anni, ma poi le è passato verso i sedici anni, senza nessun aiuto; un altro contava gli scalini, un altro ancora le targhe che dovevano essere pari. Volevo sapere se questo comportamento è tipico di quella età?
Grazie, Paola
RISPOSTA
Cara Paola,
i comportamenti che lei descrive vengono definiti come “compulsioni”, ovvero modi di agire o gesti ripetitivi (lavarsi, controllare, mettere in ordine) o azioni mentali (contare, ripetere mentalmente delle parole o dei numeri) che la persona esegue in modo stereotipato, al fine di attenuare l’ansia provocata dalle ossessioni. Spesso si crea un circolo vizioso per cui il costante ripetersi del cerimoniale provoca un progressivo aumento di tensione, che può diventare così intollerabile da costringere la persona a compiere ulteriori compulsioni. Questi comportamenti sono molto frequenti nell’infanzia e nell’adolescenza e sono normali a patto che non interferiscano decisamente con il normale svolgersi della vita quotidiana. Potrebbero essere legati a situazioni o periodi della vita particolarmente stressanti, ad eventi ansiogeni e a tutte quelle situazioni di difficoltà in cui non riusciamo a manifestare direttamente il nostro disagio, per cui il corpo parla per noi! Per i disturbi d’ansia che interessano i bambini e gli adolescenti, così come per gli adulti, sono disponibili due tipi di trattamento: i farmaci e la psicoterapia, i quali possono essere utilizzati separatamente o in combinazione.
Saluti