aggressivitĂ  a 12 anni

    DOMANDA

    Mio figlio ha dodici anni, pratica arti marziali . E’ un bambino sereno ma la pubertĂ  gli ha fatto nascere sentimenti che non capisco e vorrei che lei me li spiegasse. Per esempio , sette mesi fa ha avuto una lite con un teppistello che lo ha preso con le catene e ogni tanto ancora ci pensa. Come se la questione fosse irrisolta. Io e la mamma siamo separati. Da parte mia gli spiego sempre che è disonorevole chi commette alcune cose non chi le subisce. Come posso fare a capire veramente quello che gli succede ed essergli d’aiuto? Grazie

    RISPOSTA

    Gentilissimo, suo figlio ha 12 anni, pratica arti marziali ed è sereno. Ora manifesta comportamenti che ai suoi occhi appaiono poco comprensibili e chiede come fare per “capire veramente quello che gli succede” per essergli d’aiuto. Riguardo all’episodio del “teppistello”, occorso circa sette mesi fa, continua a pensarci suo figlio e lei, giustamente, ha spiegato a suo figlio che “è disonorevole chi commette alcune cose non chi le subisce”. Ma nonostante questo, suo figlio pensa ancora a quanto gli è accaduto in tale circostanza. PerchĂ©? Come capire cosa accade nella mente di suo figlio? Come essergli di aiuto?
    Per quanto riguarda questo ultimo aspetto, come essere di aiuto a suo figlio, facendo quello che ha fatto (a proposito di quello specifico episodio e probabilmente in altri che sono avvenuti in futuro), ha dimostrato di mettere in atto al meglio il suo ruolo di padre. Quindi, il mio consiglio al riguardo è quello di continuare su tale strada. Ascoltare suo figlio, fargli sentire che lei è sempre al suo fianco, per proteggerlo è il miglior modo che ha un genitore di fare maturare il prorprio figlio e dunque di aiutarlo.
    Riguardo invece alle altre due questioni, ossia perché e come capire cosa passa nella mente di suo figlio, le cose sono più complicate.
    Prima di tutto, perchĂ©? PerchĂ© suo figlio a distanza di mesi continua, ad esempio, a pensare a quel fatto? Le risposte sono molteplici. In sintesi, però, posso dirle che quello che succede a un ragazzo di quell’etĂ  (e a maggior ragione in periodi precedenti dello sviluppo) restano abbastanza indelebilmente nelle menti e nell’animo dei soggetti. E questo, probabilmente, secondo me e diversi altri studiosi, per tutta la vita. Il fatto che è capitato a suo figlio può essere qualificato come un evento cruciale della sua giovane vita. Questa circostanza fa sì che non solo dopo sette mesi, ma anche diverse volte negli anni futuri della sua vita penserĂ  a quanto gli è accaduto. Nella sua mente immaginerĂ  di nuovo la scena che ha vissuto. FantasticherĂ  anche su come avrebbe potuto reagire. Ad esempio, cosa sarebbe accaduto se avesse reagito e, forte delle sue abilitĂ  nelle arti marziali, come avrebbe potuto fargliela “pagare”, anche in modi violenti e/o crudeli. Tutte queste immaginazioni e/o fantasie hanno una importante funzione di “rivincita”, di senso di “potenza” che fanno bene all’equilibrio emotivo, affettivo, sociale di suo figlio.
    Infine, cosa passa per la testa di suo figlio? Difficile dirlo in modo specifico. PiĂą facile rispondere in generale quando si parla di bambini, ragazzi di quell’etĂ .
    In generale il consiglio è quello di parlare con suo figlio. Non costringendolo a parlare comunque e su tutto. Ma ascoltandolo e standogli vicino quando manifesta il desiderio di aprirsi parlando di sé e di ciò che gli succede.
    Quello che conta è questo fatto. Non voler capire tutto quello che capita nel cervello, nella mente di suo figlio: una cosa che probabilmente non conosce neppure suo figlio. La conclusione è che il nostro bisogno di capire a proposito di tutti gli umani che ci circondano e a maggior ragione dei nostri figli dovrebbe fermarsi alla soglia di quello che gli altri vogliono farci capire, direttamente o indirettamente. Non dovremmo mai oltrepassare tale soglia, pena la fuga di queste persone altre, fra i quali i nostri figli. Amare i nostri figli significa anche rinunciare a scoprire i loro segreti interiori. Stare al loro fianco. Fare sentire che possono contare su di noi sempre e comunque. Il fatto che sia separato o meno non incide su questi fatti. Se ha dovuto prendere questa dolorosa decisione con sua moglie (e madre di suo figlio) una ragione deve esserci stata. Ed è una ragione comunque importante perché è successo che vi siete separati. Una circostanza sempre più diffusa nelle società avanzate che nessuna forza di volontà individuale (fede, valori, credenze, ecc.) potrà limitare o arginare. La società sta evolvendosi nella direzione di una sempre più profonda precarietà dei legami familiari e di quelli tra coniugi in particolare. Non resta quindi che vivere questa condizione della post-modernità con quanta più serenità possibile. Tanti auguri a lei e al suo meraviglioso figlio, Luigi Aprile

    Luigi Aprile

    Luigi Aprile

    ESPERTO IN LINGUAGGIO E LETTURA NEI BAMBINI. Docente di psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione all’UniversitĂ  di Firenze. Nato nel 1957 ad Addis Abeba (Etiopia), ha conseguito un dottorato in psicologia presso l’UniversitĂ  di Firenze. Si interessa soprattutto di sviluppo dei processi lessicali e di comprensione della lettura.
    Invia una domanda