DOMANDA
Salve dottore
ho 19 anni, mio padre fa uso di cocaina da quando ero piccola e da 6/7 anni a questa parte è diventata una mania assidua e incontrollabile. Io non vivo con lui ma con mia madre, lui vive con la sua compagna e le mie due sorelline di 3 e 6 anni. Io ho scoperto il fatto a circa 12 anni ed era anche andato in comunità 4 anni fa restando pulito per un anno e poi ricadendo. La situazione è drastica, io purtroppo non sono molto vicina a lui perché non riesco però so di per certo che la sua compagna ha fatto tutto il possibile e lui non riesce ad uscirne. Io vorrei tornasse in comunità perché si è capito che a casa da solo non riesce a smettere. Non so ne come comportarmi ne cosa fare, la sua compagna vuole lasciarlo (giustamente) e per lui questo sarebbe toccare il fondo, forse ha bisogno di toccare il fondo per risalire ma se poi soffre troppo e magari si suicida?
Gazie
RISPOSTA
Buongiorno, purtroppo sempre più frequentemente accade che siano i figli a dover affrontare i problemi di tossicodipendenza dei genitori e, nel caso della cocaina, quasi sempre si tratta dei padri. La situazione che mi riferisce è complicata, ma di buono c’è il fatto che, quando il papà ha fatto una cura , è stato bene per un buon periodo. Quindi la cosa migliore sarebbe che lei e la compagna di suo padre riusciste a riprendere i contatti con gli operatori che hanno reso possibile in passato l’inserimento presso la struttura residenziale per verificare ora che margini di cura ci possano essere . Le proposte terapeutiche possono essere orientate sia verso un trattamento ambulatoriale che di comunità . L’importante è che il papà possa interrompere il consumo attivo di cocaina e, riacquistando una maggior lucidità, decidere quale percorso intraprendere.