Aiuto, mia sorella è bulimica!

    Pubblicato il: 27 Maggio 2013 Aggiornato il: 27 Maggio 2013

    DOMANDA

    Salve Dottor Mian,
    Mia sorella, diciottenne,mi ha ammesso spontaneamente che,quasi da una settimana, dopo alcuni pasti si reca in bagno ed espelle il cibo ingerito attraverso vomito autoindotto.
    Essendo i nostri genitori entrambi medici, le ho consigliato di parlargli, e lei, all’inizio sembrava convinta a farlo,ma poi ha cambiato subito atteggiamento trovando scuse quali “è troppo presto per dirglielo,non vorrei farli preoccupare inutilmente” ecc.
    Mi ha pregato di non parlarne con nessuno e una parte di me vorrebbe dirlo ai miei, l’altra invece non vorrebbe tradire la fiducia di mia sorella.
    Cosa devo fare?come mi devo comportare? Rivelando tutto ai miei potrei non aiutare la guarigione di mia sorella?
    Se in un futuro guarisse e poi avesse una ricaduta non mi direbbe più nulla se io ora avvisassi i nostri genitori.
    Grazie in anticipo.Buonasera.

    RISPOSTA


    Gentile ragazza,

    direi prima di tutto di accogliere la richiesta di aiuto di sua sorella ascoltandola e non prendendo subito decisioni se non concertandole con lei ed esternando i timori che ha espresso nella domanda.

    Una ragazza affetta da bulimia è estremamente sensibile, ma non affatto impossibilitata a comprendere, non lo dimentichi mai.

    Si è fidata e confidata e sicuramente non sarà stato facile, ed è importante che continui a poterlo fare serenamente.

    Non e’ di poco conto il fatto che abbia comunicato non solo il suo disagio ma soprattutto che questo comportamento verso il cibo le generi preoccupazione.

    Analizzando quanto accaduto, da una parte la ragazza vede nella sorella un referente in grado di ascoltare senza giudicare e dall’altro sente che non e’ del tutto in “sintonia” con il suo problema.

    E’ un momento importante in cui anche la sua fiducia viene riposta in una figura familiare vicina.
    Parlarne con i genitori immediatamente potrebbe rappresentare quasi un tradimento.
    E’ ovviamente comprensibile la scomoda posizione in cui ora lei si trovi: da un lato sorella e da un lato figlia.
    Il fatto che non si sia rivolta ai genitori (poco importa se siano medici o meno) puo’ avere a che fare con molti fattori su cui non mi è possibile entrare nel dettagio, quanto non conosco il caso specifico.

    Se il dialogo all’interno della famiglia fra tutti i suoi membri e’ buono, ci saranno maggiori possibilita’ di parlarne a breve e trovare una soluzione dove tutti insieme potrete affrontare questo delicato momento.
    Se cosi’ non fosse, non forzi in alcun modo discussioni che possano far sentire sua sorella sotto giudizio come fosse un tribunale.

    E’ importante “fare gruppo” ed e’ importante come viene creata la relazione e non la competenza tecnica dei suoi genitori, ma quella emotiva.
    Non dimenticate che i disturbi alimentari si nutrono dell’assenza di comunicazione all’interno del nucleo familiare e della mancanza di volonta’,di mettersi in gioco, innescando meccanismi che possono peggiorare la situazione quando, invece di parlare, ci si scambia le colpe o ci si sente in colpa.
    Per alcuni consigli puo’ vedere questa pagina: http://www.emanuelmian.it/consigli-per-i-familiari.html
    Consiglio infine, di valutare se davvero questo comportamento di compenso e di abbuffata (reale o percepita) sia presente solo da una settimana, perche’ potete fare davvero molto se agite subito parlandone anche con uno specialista che sia onesto nell’inquadrare il caso senza allarmismi, ma proponendo un piano diagnostico e terapeutico se necessario, oppure mantenendo unicamente monitorata sua sorella se si tratta di un quadro subclinico non complesso.


    Auguro a lei e sua sorella ogni bene e state unite.

    Buona vita


    Emanuel Mian