DOMANDA
Caro professore
lei è un clinico e mi puo rispondere: soffro della paura di impazzire e lo psichiatra che mi ha visitata mi ha detto che se fossi psicotica non saprei di esserlo, perche mancherebbe la consapevolezza di malattia. Che ne pensa?
RISPOSTA
Gentilissima, la risposta dello psichiatra al quale si è rivolta è corretta. Perché allora questa ansia che le fa temere di impazzire? Per quale motivo la risposta molto professionale del suo psichiatra non riesce a farla stare tranquilla su tale questione? La mia opinione è che questo suo timore ne nasconda altri che lei sente di dover affrontare e risolvere. La sua paura di impazzire, in altri termini, è una sorta di paravento che nasconde altre sue paure. Il mio consiglio è quello di proseguire questo suo percorso psicoterapeutico che ha intrapreso con la consultazione del suo psichiatra. Ciò premesso, qualche osservazione sulla paura di impazzire. Il bisogno di precipitare in una condizione di non ritorno nella malattia mentale è, in certi momenti della vita, una necessità che esprime il desiderio di una fuga dalla realtà che si sta vivendo in quel momento. L’illusione è che questa condizione di malattia mentale è percepito, in modo del tutto errato, come una condizione che consente di non pensare, di non dover affrontare i nodi irrisolti della propria esistenza. E’ come quando da bambini ci si nasconde per non farsi trovare, vedere, scoprire da coloro ai quali si vuole più bene. Un’idea sbagliata, perché le sofferenze della malattia mentale sono di fatto terribili. Non possono neppure essere paragonate alle tristezze che si provano in condizioni di vita “normali”. Se ne ha occasione, voglia, possibilità, mi permetto di consigliarle la lettura di un poderoso volume scritto da Daniel Paul Schreber agli inizi del Novecento intitolato “Memorie di un malato di nervi”. Un libro di circa 500 pagine che aveva lo scopo di dimostrare che Schreber stesso non era malato di nervi. Questo testo è un caso esemplare per capire le sofferenze interiori che vive chi è malato mentale. Nulla di romantico e affascinante quindi. Le auguro di vivere la sua vita quotidiana con pazienza e, se possibile, con la gioia sommessa di chi esplora il mondo delle cose intorno con serenità e curiosità, ricco delle banalità di cui si compone la nostra esistenza di umani, Luigi Aprile