DOMANDA
Salve dottoressa,
sono circa 90 giorni che non uso cocaina, altre droghe e alcool. frequento i gruppi narcotici anonimi. sono stato 2 mesi in comunità. ho una terapia uscito dalla comunità di lyrica da 75 la sera; paroxetina da 40 la sera e 20 gocce di talofen. il mio psichiatra mi ha messo successivamente il lyrica la mattina e la sera e la paroxetina la mattina e la sera e il talofen uguale la sera.
Il discorso è che non mi sento affatto bene, ho un’ansia atroce peggio di quando mi facevo; ho dolori alla Testa dati i continui pensieri ( disoccupazione, paura, mancanza di relazioni sociali e affettive ) dolori addominali e depressione. Soprattutto gravissimi attacchi di ira nei confronti dei familiari e poca concentrazione, anzi nulla. mi stò impegnnado molto per non ricadere.
Ma sto veramente male. il mio è un problema di astinenza o soffro anche dio un disturbo mentale?
grazie
RISPOSTA
Il primo passo nel trattamento del cocainismo consiste nell’aiutare la persona a non assumere cocaina. Questa fase, in cui lei attualmente si trova, che viene definita di stabilizzazione e che in genere si esaurisce nell’arco di 3-4 mesi, è prioritariamente centrata sulla ri-acquisizione da parte del paziente di un controllo dell’uso della sostanza. Soltanto superata la fase di stabilizzazione, e quindi in un secondo tempo, sarà possibile aiutare la persona a mettere in atto una importante modifica del proprio stile di vita, che consentirà di raggiungere la remissione della patologia tossicomanica, ottenendo così risultati permanenti nel lungo periodo.
In questa fase di stabilizzazione il focus dell’intervento è centrato sulle problematiche intrinseche all’utilizzo di cocaina, prima fra tutte il craving. Questo termine anglosassone è difficilmente traducibile in italiano e si preferisce mantenerlo nella dizione straniera, in quanto le definizioni di smania, voglia matta, desiderio, frenesia ecc, che via via sono state proposte, non riescono a rendere appieno il bisogno impulsivo e spontaneo di usare cocaina in situazioni in cui è in atto un divieto ad agirlo. Nei primi mesi di terapia sperimentare più o meno frequentemente il craving è una condizione abituale, anche se è comunque un’esperienza soggettiva, che varia per intensità e durata, ed è importante aiutare il paziente a riconoscere le situazioni che possono innescarlo. Ripetutamente il paziente riferisce una situazione di confusione mentale generalizzata, una tensione, un pensiero insistente, ripetuto, molesto che invade la mente e il corpo e la descrizione dei suoi sintomi risponde pienamente a questo quadro clinico.
Va tuttavia rilevato che progredendo il periodo di assoluta astinenza dalla cocaina, questa sintomatologia tende a sfumarsi nel tempo e quindi il persistere di un disagio psichico più o meno disturbante può suggerire la presenza di una patologia psichiatrica. Nel suo caso specifico lei è già seguito da un professionista: non abbia perciò timore a confrontarsi con questo psichiatra chiedendogli francamente quale sia l’inquadramento diagnostico da lui formulato, per meglio comprendere le scelte trattamentali proposte e le ipotesi prognostiche.