attacchi d’ansia

    Pubblicato il: 7 Settembre 2010 Aggiornato il: 7 Settembre 2010

    DOMANDA

    Buongiorno Dottore!

    Da qualche tempo,sopratutto quando sono stanca,o in un periodo di forte stress,soffro di attacchi d’ansia.

    Questo succede piu facilmente,se sono in luoghi chiusi (ascensore,metro..) in spazi aperti,altezze e in aereo.

    Premetto,di non aver mai sofferto di mal d’aria,nave,altezze o luoghi chiusi.

    E’per questo che ho sempre cercato di controllarlo,pensando che fosse una cosa passeggera e sapendo che è una cosa di testa.

    Ma ora stà cominciando a condizionarmi troppo. E volendo fare un viaggio(in aereo)non so come comportarmi e quali sono i rischi a cui vado incontro,se prendo l’aereo.

    Vorrei sapere cosa mi può succedere se mi viene un attacco in aereo? e cosa posso fare perchè mi passino definitivamente questi attacchi?

    Ringraziando anticipatamente.

    Cordiali saluti.

    RISPOSTA

    Cara amica (… o amico: non mi dice davvero molto di sé!),

    in mancanza di una cornice di riferimento, posso solo risponderle in modo generico e teorico. Gli indizi fanno pensare ad un disturbo da attacchi di panico con agorafobia, una patologia che rientra nei cosiddetti disturbi d’ansia.

    E’ quindi un problema che riguarda la comparsa di un’emozione (l’ansia) spiacevole (se molto intensa) e difficile da gestire nonché apparentemente immotivata.

    Come dice lei, è anche una questione “di testa”, cioè questa emozione si accompagna a pensieri “irrazionali” (ad esempio, la paura di perdere il controllo della situazione e dare i numeri, oppure perdere conoscenza, o avere un infarto).

    Nel suo caso, come nota, non si tratta della paura dell’ascensore o dell’aereo in sé (ad esempio la paura di precipitare), ma del timore che si possa presentare un “attacco” in una situazione senza sbocchi. Infatti, la sua preoccupazione è cosa le succede se le viene un attacco in aereo, non se l’aereo dovesse precipitare.

    Allora, per rispondere alla sua domanda, se le venisse un attacco in una situazione dove non può fare nulla né essere soccorsa, non le succederebbe niente di particolare: non morirebbe, quasi sicuramente non sverrebbe nemmeno, e neppure impazzirebbe (queste sono in genere le principali preoccupazioni)!

    Resta il fatto che gli attacchi sono un’esperienza estremamente spiacevole, e che in genere si innescano tutta una serie di comportamenti di evitamento che limitano molto le persone (prenda ad esempio le sue difficoltà a pianificare un viaggio), e che tendono a peggiorare il problema instaurando un circolo vizioso.

    Quindi, se pure è vero che in alcune particolari circostanze questi attacchi possono guarire da soli col tempo, è consigliabile fare una terapia specifica. La terapia di elezione è quella cognitivo-comportamentale. Il metodo è di comprovata efficacia; non si tratta di una terapia lunga e “del profondo”, ma di un protocollo d’intervento “mirato” alla risoluzione del problema specifico.

    Può rivolgersi ad un esperto nella sua città, ricercandolo ad esempio sugli elenchi della SITCC (società italiana Terapia Cognitiva e Comportamentale – www.sitcc.it)