attività fisica post intervento di ernia lombare

    DOMANDA

    Buongiorno, in data 4/10/13 ho subìto un intervento di microdiscectomia per ernia L4-L5. Ad oggi non ho più dolore e formicolio alla gamba sx ma permane il dolore alla schiena nel punto dell’intervento. Al momento alterno la camminata in casa di 10/15 min. alla posizione supina. Vorrei sapere, dopo quanto tempo posso iniziare un’attività fisica costante e di che tipo. oltre al nuoto è consigliabile la camminata veloce o l’ uso di attrezzi quali il tapis, la cyclette o l’ellittica? quale ha meno impatto sulla schiena?
    la RSM ha rilevato:Dischi intersomatici compresi fra L3-L4 ed L4-L5 significativamente disidratati.
    formazione erniaria mediana-paramediana intraforaminale
    sinistra, in corrispondenza dello spazio discale compreso fra L4-L5, determinante significativa
    compressione sulla radice nervosa corrispondente.
    Non evidenza di ulteriori protrusioni o franche formazioni erniariie in corrispondenza dei restanti spazi intersomatici esaminati ove si escluda il riscontro di modesta protrusione mediana-paramediana sinistra dello spazio intersomatico compreso fra L2-L3 e determinante lieve riduzione del forame di coniugazione sinistro corrispondente.
    Si segnala angiomatosi multipla a carico di pressoché tutti i somi esaminati.
    Cono midollare a L1.
    cosa fare per farsi che le protusioni non degenerino in ernie? grazie

    RISPOSTA

    La riabilitazione costituisce un’integrazione fondamentale all’intervento chirurgico: deve essere cauta, progressiva, nell’ampiezza di movimento che non provoca dolore.
    Gli studi hanno stato dimostrato che dopo l’intervento chirurgico di ernia discale si ha una migliore ripresa evitando l’eccessivo riposo a letto e l’inattività prolungata e riprendendo precocemente le normali attività quotidiane e lavorative.
    Nella formulazione del programma di rieducazione dobbiamo tenere presente che la formazione di un’ernia discale molto spesso è la conseguenza logica di un uso scorretto prolungato del rachide e pertanto diventa fondamentale privilegiare l’informazione, gli esercizi di educazione posturale, di stabilizzazione e l’uso corretto del rachide.
    Le abilità acquisite con gli esercizi permettono di usare correttamente la colonna in tutte le posizioni e nei movimenti quotidiani. Inoltre, l’insegnante educa il suo allievo a utilizzare correttamente i supporti ergonomici e gli strumenti di lavoro.
    Oltre a ridurre il dolore e a ripristinare la funzionalità del rachide il programma di rieducazione serve a riacquistare piena fiducia nelle proprie capacità, a riprendere senza difficoltà la propria attività lavorativa e sportiva e a prevenire le possibili complicazioni conseguenti all’intervento chirurgico.
    Le aggiungo alcuni consigli riguardanti le attività motorie.
    La passeggiata a passo svelto è l’attività motoria più semplice che può essere svolta, senza difficoltà, dalla maggior parte dei soggetti anche quando le capacità fisiche sono ridotte. Perché sia efficace, occorre camminare a passo svelto e prolungarla sufficientemente. I suoi benefici sono numerosi:
    . mantiene le curve fisiologiche del rachide, costituendo un efficace compenso per chi lavora tutto il giorno in posizione seduta;
    . stimola con il carico l’incremento della massa ossea a livello degli arti inferiori e del rachide;
    . stimola efficacemente la circolazione di ritorno degli arti inferiori;
    . agevola il processo digestivo e il transito intestinale;
    . l’oscillazione degli arti superiori agevola la riduzione delle tensioni alle spalle;
    . è un ottimo esercizio di ginnastica respiratoria.
    Quando camminare diventa difficile per la presenza di sovrappeso, obesità, gonartrosi e coxartrosi diventa utile aiutarsi con i bastoncini proposti dal Nordic Walking.
    Con questo termine viene definita la camminata nordica all’aria aperta che è un nuovo ottimo sport per tutti e per tutto l’anno.
    Essa prevede l’uso sia degli arti inferiori sia di quelli superiori.
    In particolare, l’azione degli arti superiori riduce il carico sugli arti inferiori e le pressioni sui dischi intervertebrali; di conseguenza, costituisce una attività motoria indicata in tutte quelle situazioni in cui è importante ridurre il carico sugli arti inferiori.
    Inoltre, l’appoggio degli arti superiori sui bastoncini permette un miglior controllo posturale del rachide e favorisce il rilassamento delle spalle. L’uso dei due bastoncini è da preferire al tradizionale bastone che dà un aiuto limitato e provoca movimenti asimmetrici.
    Il nuoto si presta più di ogni altro sport ad una azione preventiva dei dolori vertebrali, poiché richiede scioltezza, elasticità e contrazioni non violente. Prerogativa del nuoto consiste nel fatto che libera il corpo dalla forza di gravità, costituendo per la colonna un riposo attivo e dinamico al tempo stesso.
    Tuttavia, occorre precisare che il nuoto pur essendo un’attività sportiva validissima non ha nei confronti della colonna vertebrale quelle qualità terapeutiche che in passato gli sono state attribuite.
    Il soggetto che soffre di algie vertebrali va educato e allenato a muoversi in armonia ed equilibrio al di fuori dell’acqua e a vincere la forza di gravità nelle posizioni e nei movimenti quotidiani.
    Questi obiettivi possono essere raggiunti con gli esercizi di educazione posturale e di stabilizzazione del rachide, abbinati alla pratica degli sport in carico.
    La nuotata a crawl costituisce un meraviglioso esercizio di coordinazione in acqua che richiede una perfetta sinergia dei movimenti degli arti superiori, degli arti inferiori e del capo. È utile per la colonna vertebrale perché mantiene le tre curve fisiologiche e diventa, pertanto, un ottimo esercizio di compenso per chi durante il giorno, lavora in posizioni che alterano tali curve.
    In presenza di lombalgia è consigliabile nuotare a crawl senza forzare il movimento degli arti inferiori, ma lasciando che si muovano lentamente, stando pressoché rilassati nella scia del corpo. Questo perché è il muscolo ileopsoas a determinare i movimenti degli arti inferiori e la sua contrazione aumenta la pressione sui dischi intervertebrali.
    Durante la nuotata a dorso l’allungamento alternato degli arti superiori provoca una buona mobilizzazione delle spalle e del tratto dorsale della colonna vertebrale.
    È importante mantenere la testa sul prolungamento del corpo in modo da conservare la fisiologica lordosi cervicale: il criterio della verticalità dello sguardo permette di verificare la posizione corretta del capo.
    Non è opportuno neppure nuotare con il mento retratto e con lo sguardo rivolto in direzione dei piedi: a livello cervicale si riduce la lordosi e come compenso si affonda il bacino, riducendo anche la lordosi lombare.
    La nuotata a rana sollecita maggiormente i movimenti di flessione ed estensione del rachide. È utile sfruttare questa caratteristica per riformare le lordosi, cervicale e lombare, quando sono ridotte. I movimenti tipici della nuotata a rana costituiscono un efficace compenso per chi, lavorando tutto il giorno seduto in ufficio, con il rachide in flessione ha bisogno di estenderlo.
    Per avere questi benefici è necessario avere la precauzione di nuotare dolcemente, senza movimenti bruschi e allungarsi dopo ogni inspirazione nella posizione orizzontale di galleggiamento. In questo modo è possibile nuotare a lungo senza fatica: è facile abbinare la respirazione e si controlla la direzione in cui ci si muove; nuotando così ci si può rilassare e trarre beneficio da questo stile simmetrico e ritmico.
    Cordiali saluti
    Benedetto Toso