DOMANDA
Buongiorno, ho un bambino di 2 anni e mezzo, allattato al seno fino ai 18 mesi e poco propenso a dormire senza di me. E’ estremamente socievole e tranquillo, ma ha da sempre manifestato il forte bisogno di stare a contatto fisico con me, in braccio, nel lettone, ecc. Non soddisfarlo produce reazioni di rabbia esagerate. Così, a causa dei suoi frequenti risvegli notturni, ha sempre dormito con me. Ora stiamo lavorando per farlo dormire nel suo letto in cameretta e per addolcire la transizione, inizialmente sto dormendo in un letto accanto al suo, per farlo abituare al nuovo ambiente. Secondo lei sarebbe più corretto eliminare questa fase di “accompagnamento” con me? Premetto che altre volte ci abbiamo provato ma per settimane continuava a chiamarmi di notte e alla fine non ce la facevo più. So che alla fine arriveremo al punto in cui dormirà da solo, mi domando se sia “dannoso” stargli così vicino per la sua crescita. grazie
RISPOSTA
Gentile signora,
da quanto mi scrive, tra lei e il suo bambino si è creato un legame troppo stretto e quindi disfunzionale, che, se proseguisse in questa direzione, porterebbe entrambi a sentirsi soffocati a vicenda e troppo dipendenti l’uno dall’altro. Questo non gioverebbe alla crescita autonoma di suo figlio, impedendo un sano processo di differenziazione. Probabilmente anche l’allattamento al seno prolungato ed il dormire nel lettone hanno contribuito alla difficoltà a staccarsi.
Mi sembra pertanto opportuna l’idea di insistere a farlo dormire nella sua cameretta. Ovviamente questo obiettivo, considerata la situazione, potrebbe non essere raggiunto con facilità: occorre pazienza, costanza e coerenza da parte di voi genitori.
Il piccolo deve sentire la vostra (ma soprattutto quella della mamma) intenzione ferma di farlo dormire nella propria stanza, senza tentennamenti ed esitazioni. In particolar modo deve “sentire” che la mamma può farcela a stare lontana da lui qualche metro la notte. Sì, è proprio questo di cui deve essere certo, anche se potrebbe sembrare il contrario: deve rassicurarsi che la distanza non produce effetti negativi sulla mamma. Come può rassicurarlo? Rimanendo ferma nella sua intenzione, senza comportamenti altalenanti che la inducono, poiché il piccolo piange, a riportarlo a dormire nel lettone. All’inizio sarà un po’ dura, perché è come se il bambino “testasse” la capacità dei genitori di mantenere il proposito. Poi vedrà che, piano piano, si rassicurerà e comincerà a fare sempre meno storie per dormire da solo.
Ovviamente in questa fase va accompagnato nel modo più adeguato. L’idea di dormire nel letto accanto non mi sembra molto opportuna. La cosa migliore sarebbe che lei la sera lo mettesse nel lettino e si sedesse accanto, magari raccontandogli una piccola storia. Se piange, lo accarezzi, lo consoli, senza prenderlo in braccio e senza rimproverarlo, facendogli sentire che comprende il suo pianto, ma che ce la può fare. Un suggerimento molto utile: questa “operazione” serale, se possibile, la deleghi anche al padre che, senza dubbio, è meno coinvolto in un rapporto troppo stretto con il bambino.
Provate, piano piano, a scalare di qualche minuto il tempo che trascorrete con lui accanto al lettino.
Aspettatevi che per qualche settimana, anche se si addormenta, poi, in piena notte, piangerà e vi chiamerà. E’ necessario che voi, in questo caso, facciate il sacrificio, a turno, di andare nella sua cameretta e stare qualche minuto con lui. E’ un po’ faticoso, ma certamente, alla fine, la fatica sarà ripagata.
Se vuole, mi faccia sapere.
Un cordiale saluto
Rosanna Schiralli