DOMANDA
Gentilissimo dottore,
Le vorrei sottoporre un quesito riguardante il lavoro.
Lavoro come OSS in una casa di riposo di da 15 anni in un reparto di dementi non autosufficienti e aggressivi. Da circa due anni ho un esonero parziale della mobilizzazione dei pazienti più pesanti per via dell’inizio della mia malattia non ancora esattamente identificata. Griglia di esonero che non sono mai riuscita ad applicare per i ricatti delle varie capo sala e per la mancanza di personale.
Nel maggio del 2012 mi diagnosticano la sindrome di Flower, malattia rara che provoca anuria, mancato svuotamento intestinale, e policistosi ovarica. Le mie condizioni peggiorano anche perchè spesso dei dolore al forame ischiatico dx irradiati al quadrante addominale inf. dx( due anni prima mi era stata diagnosticata una pseudoinvaginazione intestinale, che ha richiesto un intervento di fissazione dell’ultima ansa ileale) e per finire un’instabilita ischio sacrale che richiederà l’intervento di infiltrazione di cortisone e se laterapia fallisce un successivo intervento di fissazione della colonna.
Per farla breve dottore da poco ho impiantato un neuromodulatore sacrale per la cura della sindrome di Flower, prendo 300mg di lyrica per attenuare il dolore, ho un asma bronchiale, un instabilità del bacino con una differenza di 2 cm dal lato dx, il 70% di invalidità e la prospettva è quella di tornare nei reparti. Posso chiedere in qualche modo di essere trsferita ad altra mansione? Grazie
RISPOSTA
Gentile Signora,
dalla sua lettera non ricavo l’età, ma quella che lei descrive è una situazione piuttosto compromessa, tanto da essere stata valutata corrispondente ad una limitazione del 70% della capacità di lavoro. Ricordo che una invalidità superiore al 67% dà il beneficio della esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria (esclusa la quota fissa) ed il diritto ad ottenere una tessera regionale di libera circolazione, con tariffa agevolata, mentre superando il 75% si ha diritto ad un assegno mensile a carico dell’INPS e, dopo i 65 anni, alla pensione sociale. Le patologie di cui soffre sono: la sindrome di Fowler (un disturbo neurologico dello sfintere uretrale, che provoca ritenzione di urina e si associa spesso a policistosi ovarica), un’asma bronchiale ed una sintomatologia dolorosa del bacino. Probabilmente è stata proprio quest’ultima condizione ad avere indotto il medico competente ad esprimere una limitazione della massima movimentazione manuale di carichi. Si deve ricordare che il medico competente esprime il suo giudizio con esplicito riferimento ad un certo rischio professionale, misurato dal datore di lavoro e riportato nel documento di valutazione dei rischi. Quindi la limitazione non è un “esonero” da tutte le attività, ma esclusivamente da quelle che eccedono le capacità del soggetto in quello specifico ambiente di lavoro. Il giudizio del medico competente perde la sua validità quando si cambia la mansione o si cambiano i rischi. La decisione su come applicare il giudizio del medico competente è del datore di lavoro e dei suoi dirigenti. Il datore di lavoro può eliminare o ridurre i rischi, ad esempio introducendo sistemi per la mobilizzazione meccanica dei pazienti o migliorando l’organizzazione del lavoro (è la soluzione migliore, perché tutela non solo quel singolo lavoratore, ma anche tutti gli altri) o, se questo è impossibile, deve allontanare il lavoratore dai rischi. Questa è la scelta più delicata, perché la ricollocazione in altra posizione lavorativa può avvenire solo se esiste un’altra posizione lavorativa. Quando l’operatore socio-sanitario dipende da una società composta solo da OSS (situazione molto frequente in Italia) non essendo possibile la ricollocazione, il datore di lavoro può essere costretto ad interrompere il rapporto di lavoro per non esporre il lavoratore ad un rischio eccessivo. Le consiglio quindi di farsi assistere dal Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza per ricercare, d’intesa con la dirigenza dell’azienda, la collocazione migliore che le consenta di continuare a lavorare con soddisfazione e in modo produttivo fino all’età della pensione.