Celiachia

    DOMANDA

    Gentile Professore,
    in seguito ad una gastroscopia, il referto dell’esame istologico è stato il seguente:quattro frammenti bioptici di mucosa duodenale giunti solo parzialmente orientati con altezza dei villi leggermente ridotta e rapporto villo/cripta apparentemente conservato. Enterociti di superficie con orletto assorbente (PAS positivo) ben demarcato. Linfociti intraepitiali (CD3 positivi) presenti in numero superiore a 40 per 100 cellule epiteliali; flogosi cronica moderata e congestione vascolare della lamina propria. Lesione di tipo atrofico 3a.
    Il test genetico evidenzia un genotipo DQ2/DQ7.
    E’ stato effettuato un emocromo completo con formula, VES, PCR, glicemia, azotemia, creatininemia, dosaggio vitamina B12 e folati, transaminasi, bilirubina, gamma GT, fosfatasi alcalina, sideremia e ferritina, dosaggio IgG, IgA, elettroforesi sieroproteine, tutto assolutamente nella norma.
    Anticorpi antigliadina, anti translutaminasi ed anti endomisio negativi (effettuati due volte con dieta ricca di glutine).
    Nessun sintomo particolare che possa far pensare alla celiachia.
    Le chiederei, cortesemente, delucidazioni in merito.
    La ringrazio anticipatamente
    Cordiali saluti

    RISPOSTA

    Gentile Signora, l’interpretazione della biopsia duodenale sta diventando sempre più un punto critico per la diagnosi di celiachia. Innanzitutto è fondamentale che i prelievi bioptici siano correttamente orientati e che siano eseguiti in più sedi e nelle sedi appropriate (seconda-terza porzione duodenale e bulbo del duodeno). Ma il dato sicuramente più importante è rappresentato da un patologo dedicato con esperienza nel settore. La sua biopsia intestinale, da quanto da Lei riportato, onestamente sembra essere più compatibile con una lesione tipo 1 (aumento isolato dei linfociti intraepiteliali) che con una lesione tipo 3a (atrofia lieve dei villi). A sostegno di quanto affermato vi è la conservazione del rapporto villo/cripta che sta decisamente contro una diagnosi di atrofia (ancor che lieve) e l’assenza di iperplasia delle cripte. Insomma, rileggendo il referto della sua biopsia, l’unico elemento incontrovertibile è l’incremento dei linfociti intraepiteliali, confermato dalla colorazione per i CD3. Tale lesione non è specifica di celiachia, venendo ritrovata in mole altre condizioni quali patologia autoimmune (fra cui la tiroidite di Hashimoto), infezioni intestinali, intolleranza al lattosio, sensibilità al glutine, infezione da HP, etc…). La lesione di tipo 1 è indicativa di celiachia potenziale solo in presenza di positività sierologica (anticorpi anti endomisio e/o antitransglutaminasi) associata a positività del test genetico. La sola positività del test genetico, che viene ritrovata nel 30% della popolazione generale) non ha alcun valore diagnostico. Insomma, il mio consiglio è di chiedere una revisione del vetrino della sua biopsia duodenale alla luce delle notizie cliniche e dei dati di laboratorio. Cordiali saluti.
    Prof. Umberto Volta
    Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche
    Università di Bologna
    Vice-Presidente CE AOU di Bologna
    Board AIC

    Umberto Volta

    Umberto Volta

    Già responsabile della struttura semplice di malattia celiaca e sindromi da malassorbimento al Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna. Nato a Parma nel 1952, si è laureato all’Università di Bologna, dove si è specializzato in medicina interna e in malattie dell’apparato cardiovascolare. È stato professore di medicina interna della scuola di specializzazione in medicina interna dell’Università di […]
    Invia una domanda