Cgh array

    Pubblicato il: 13 Maggio 2013 Aggiornato il: 13 Maggio 2013

    DOMANDA

    Gentile professore,
    Vorrei porle una domanda sul cgh array, e cioè cosa si vede con questo esame. Leggendo su internet ho trovato diverse informazioni al riguardo, in particolare che con esso si vede se il DNA del soggetto ha ‘parti in meno’ o ‘parti in più’ rispetto ad un DNA campione normale e che esso indaga circa 100 malattie causate da quelle situazioni. Ora, Mia figlia, forse affetta da una sindrome genetica che inibisce la crescita, e’ stata sottoposta sia a cariotipo normale che a quello molecolare, entrambi normali ed in più ha eseguito l’esame specifico per la silver russell, negativo anche quello. Tuttavia, io non mi sento molto confortata perché dire che su 5000 malattie genetiche, che spesso comportano bassa statura e difetto di crescita, non ne ha 100 mi sembra riduttivo. Ci sono, ad esempio, progeria, nanismo mulibrey, s.3m, s.dubowitz etc che non compaiono nella lista delle 100. Siccome il cgh array viene visto come un esame di enorme importanza credo che sono io a non aver capito nulla su questo esame. Ancora, vede le malattie metaboliche o quelle mitocondriale?
    Mi scuso per la confusione e spero di essere stata chiara, ma, mi creda: per noi persone normali avere a che fare con i geni e’ davvero dura!7

    RISPOSTA

    Gentile signora,
    la tecnica di analisi array-CGH (a-CGH; Comparative Genome Hybridization) è una tecnica molecolare ad alta risoluzione. In pratica con l’analisi cromosomica standard si vedono “silanciamenti” di dimensioni uguali o superiori ai 10 milioni di lettere del codice genetico (10 Mb). Le tecniche ad alta risoluzione (ne esistono di diverso tipo) vedono differenze molto più piccole. Le tecniche di a-CGH ad alta risoluzione (oggi disponbili in molti laboratori italiani) vedono differenze (tratti in più o in meno del genoma) mediamente dell’ordine di 100.000 o più lettere del codice genetico.
    Va tenuto presente che esiste comunque una grande variabilità tra le persone, in termini di numero di sequenze e, pertanto, l’interpretazione dei risultati di una a-CGH deve considerare alcuni fattori principali, ad esempio deve fare riferimento ai database che forniscono informazioni di riferimento sulla variabilità normale e patologica, e, inoltre, beneficia spesso dal confronto tra i risultati dell’analisi nel paziente e nei suoi genitori. Ad esempio, la maggior parte degli sbilanciamenti “de novo” (cioè non presenti nei genitori), identificati in una persona affetta da una condizione di probabile natura genetica, suggeriscono un rapporto causale tra lo sbilanciamento e quella malattia.
    Nella sua lettera lei fa poi riferimento ad alcune malattie rare associate a bassa statura (come il nanismo “muliebry”, la sindrome di Dubozwitz, la progeria, ecc.). Premesso che si tratta di condizioni che in primo luogo vengono sospettate a livello clinico, esse sono causate dalla mutazione di specifici geni. Pertanto l’a-CGH non è la tecnica adatta a questo tipo di diagnosi che viene invece posta con indagini molecolcari standard della sequenza dei geni-malattia.
    In pratica è la clinica che deve guidare gli eventuali approfondimenti di laboratorio. Non è possibile confondere la sindrome di Silver Russel, con le altre sopra nominate molto diverse a livello clinico. Resta comunque il fatto che gli attuali limiti della medicina non consentono di inquadrare tutte le malattie rare, che in circa il 50% dei casi non hhanno ancora una causa nota e perciò non hanno nè un marcatore nè un test genetico di ausilio per la diagnosi.
    Bruno Dallapiccola