DOMANDA
Gentile Dottore Le chiedo quanto segue: sto partecipando ad un concorso della P.A. per la figura professionale di funzionario (lavoro d’ufficio con situazioni di front office -contatto con l’utenza- e back office -evasioni pratiche;entrambe le situazioni, durante la giornata, prevedono l’esposizione a videoterminali). Il bando parla di “idoneità fisica all’impiego” senza specificare ulteriormente. A seguito di una ferita perforante della cornea occhio destro ho una diminutio a tale occhio; il visus corretto è di 5-6/10. All’occhio sinistro(integro) sono miope(se leggo bene il certificato dell’oculista) di 3 diottrie con visus corretto di 11/10.(situaz.stabile da 15 anni;oggi ho 41 anni). Domanda: potrò essere considerato idoneo all’impiego attraverso il certificato presso la usl(ovviamente prima vincendo il concorso)? Rammento che ho avuto una esperienza lavorativa presso un’azienda privata in prov.di Milano dal 2006 al 2008;lavoro d’ufficio senza front office,giornata quasi del tutto davanti al pc; fui assunto e dopo diversi mesi fui sottoposto a visita oculistica interna;ovviamente feci presente la mia situazione(visibile immediatamente) ma non mi fu fatta nessuna segnalazione o contestazione;nessun videoterminale particolare; il rapporto lavorativo poteva proseguire senza nessun problema; fu una mia libera scelta di cambiare professione. Ora per questa nuova opportunità professionale potrei avere dei problemi? La ringrazio per l’attenzione che vorrà dedicarmi.
RISPOSTA
La domanda consente di chiarire una importante differenza: quella tra idoneità fisica all’impiego e idoneità professionale. La prima corrisponde al vecchio certificato di sana e robusta costituzione: sostanzialmente, un certificato inutile, che è stato abrogato in Italia molti anni fa, ma purtroppo senza abrogare le innumerevoli disposizioni della Pubblica Amministrazione che lo richiedono. Di conseguenza, il posto di questo vecchio e inutile documento è stato preso dal certificato di idoneità fisica all’impiego: un pezzo di carta altrettanto pleonastico, che può essere rilasciato da qualunque medico del Servizio Sanitario Nazionale (quindi anche dal proprio medico curante) e, naturalmente, dai medici delle ASL. Uno stato meno burocratizzato e meno maldisposto verso i propri cittadini (o sudditi?) si sarebbe limitato a richiedere una autocertificazione. Perché è chiaro che chi non si sente fisicamente in grado di svolgere un lavoro non dovrebbe nemmeno chiedere di farlo. Ma tant’è, anche lei, come tanti, dovrà richiedere ed esibire questo documento, che, abbastanza incongruamente, sarà esaminato dal personale amministrativo (competente in campo di idoneità? boh!).
Tutt’altra cosa è il certificato di idoneità professionale che il datore di lavoro (in questo caso, la P.A.) richiede al Medico Competente solo per quei lavoratori che rientrano nelle condizioni di rischio previste dalla legge. Nel suo caso, il rischio è il lavoro a terminale video, nel caso che lei lo debba svolgere per almeno venti ore alla settimana. Per giudicare la sua idoneità a sottoporsi a questo rischio professionale, ciascun medico competente elabora un proprio piano sanitario ed uno specifico protocollo. Anche in questo caso, però, lei potrà stare molto tranquillo, perché la mancanza di malattie professionali causate dal videoterminale fa sì che praticamente tutti siano idonei ad esporsi a questo rischio. Nell’improbabile ipotesi che il medico competente dovesse dichiararla “non idoneo” a svolgere il lavoro con videoterminale, lei potrà sporgere ricorso entro 30 giorni all’organo di vigilanza, con la assoluta certezza di vincerlo.