DOMANDA
Gentile Dottore,
Sono un ragazzo di 23 anni e convivo da tempo con la mia ragazza in un bilocale. I miei genitori vorrebbero lasciare a breve la loro casa per trasferirsi in un immobile dove hanno intenzione di aprire un’attività. Questo consentirà a me ed alla mia ragazza di trasferirci nella mia casa di infanzia (i miei genitori sono favorevoli e contenti di questo).
Il problema sta nel fatto che mio padre è un accumulatore e negli anni ha riempito ogni angolo della casa con oggetti di ogni tipo, dei quali per la maggior parte credo non ricordi nemmeno l’esistenza e che ad essere onesto mi fanno provare un po’ di vergogna. Io e la mia ragazza ci siamo offerti di aiutarlo, soprattutto ad eliminare il superfluo, pensando che un trasloco potrebbe essere la giusta occasione per fare ordine. Lui tuttavia reagisce sempre con rabbia, insinuando che non possiamo toccare le sue cose, tantomeno buttarle (si parla di vecchi imballaggi vuoti, cavi elettronici di ogni tipo, computer ed elettrodomestici vecchi ecc). La nostra preoccupazione è che lui porti con sé nella nuova casa tutte queste cose e si ritrovi nella stessa situazioni di prima. Oltretutto trattandosi di un attività (diventerà un bed&breakfast) abbiamo cercato di fargli capire che non potrà mostrare alla clientela tutta quella confusione. Inoltre siamo preoccupati anche per il nostro trasferimento, perché pensiamo ci vorranno mesi e non sappiamo né come aiutarlo (il weekend siamo liberi ma non ci permette di aiutare), né come organizzarci eventualmente con il lavoro. I miei genitori pensano che faranno in tempo per Natale, ma per noi ci vorranno mesi e mesi, se non anni. Non vorrei che io e la mia ragazza ci trovassimo costretti a convivere col disordine che regna sovrano, ma sarebbe anche avvilente dovee comprare una casa per via di un’irrimediabile confusione. Abbiamo cercato di non essere aggressivi, ma di metterla sul piano della tristezza e del disagio che ci causs questa situazione, ma non sembra essere efficace nemmeno questo…
Cosa potremmo fare per renderci utili in maniera concreta e velocizzare e rendere possibili i trasferimenti?
La ringrazio in anticipo per la pazienza e la disponibilità.
L.L.
RISPOSTA
Caro, la strada di cercare di usare parole comprensibili é quella giusta. Occorre però chiedere aiuto anche a qualcuno che abbia un po’ di autorevolezza verso suo padre che soffre del problema della disposofobia.
Più persone che lui è in grado di stimare messe assieme possono aiutare.
Purtroppo certe compulsioni sono il segno di un attaccamento a una identità a cui chi ne soffre non può rinunciare.
Uno psicoterapeuta non é utile in questo momento perché suo padre rinuncia di essere aiutato inn quanto non riconoce il proprio problema.
Solo un gruppo di persone autorevoli può convincerlo sino a maniere istituzionali
Tanti auguri
prof roberto pani