Come uscire dalla crisi d’astinenza da antidepressivo?

    Pubblicato il: 19 Marzo 2013 Aggiornato il: 19 Marzo 2013

    DOMANDA

    Salve dottore,
    sono una ragazza di 21 anni e da circa un anno sono in cura da uno psichiatra. Mi ha prescritto un antidepressivo, lo Zaredrop, e l’ho preso da agosto 2012 fino ad una settimana fa. Il problema è che da circa 4 giorni che mi sento male: mi gira la testa, ho nausea, irritabilità, stati d’ansia, crisi di pianto, stanchezza generale, incapacità a dormire ecc. Mi è stato detto che si tratta di crisi d’astinenza, ma vorrei sapere se c’è un modo per attenuare i sintomi senza dover ricominciare a prendere il farmaco.
    La ringrazio.
    Cordiali saluti.

    RISPOSTA

    Gentilissima,
    posso risponderle soltanto in via generale, perché una risposta più precisa dovrebbe essere basata sulla diagnosi iniziale, il decorso, la risposta al farmaco, e così via.
    Prima di tutto, in genere l’assunzione di psicofarmaci prevede una riduzione graduale e quasi mai una interruzione netta. Quindi se lei avesse deciso da sola una brusca interruzione, le consiglio sicuramente di rivolgersi al suo psichiatra curante, o eventualmente ad altro medico-psichiatra di sua fiducia.
    In secondo luogo – sempre in direzione di offrirle una informazione di base – è sufficiente consultare le notizie in internet per leggere, rispetto al farmaco che lei prendeva, quanto segue:
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    Sintomi di astinenza osservati alla sospensione della venlafaxina
    Si deve evitare una sospensione brusca del farmaco. Quando si sospende il trattamento con venlafaxina, la dose deve essere gradualmente ridotta nel corso di almeno 1-2 settimane per diminuire il rischio di reazioni di astinenza . Se si manifestano sintomi intollerabili dopo una riduzione della dose oppure alla sospensione del trattamento, si può prendere in considerazione la ripresa della dose prescritta in precedenza. Successivamente, il medico può continuare a ridurre la dose, ma in misura più graduale. I pazienti trattati con venlafaxina in forma a pronto rilascio possono passare alla venlafaxina a rilascio prolungato, somministrata alla dose giornaliera equivalente più vicina. Ad esempio, dalla venlafaxina a pronto rilascio in soluzione orale alla dose di 37,5 mg/ml due volte al giorno si può passare alla venlafaxina a rilascio prolungato in capsule/compresse da 75 mg una volta al giorno. Possono essere necessari aggiustamenti individuali della dose.
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    Per concludere, come vede, conviene gestire la situazione di assunzione di psicofarmaci in stretto contatto con il medico-psichiatra curante, al fine di evitare di soffrire inutilmente.
    In merito alla sua domanda specifica, devo ancora dirle che le modalità per attenuare i sintomi vanno individuate e stabilite nell’ambito del rapporto clinico (medico-paziente) in quanto ogni paziente – cioè: ognuno di noi – reagisce in modo diverso non solo agli psicofarmaci, ma anche alla farmacoterapia in genere, così come alla psicoterapia.
    Le consiglio pertanto di riprendere, o prendere, contatto con una persona esperta con la quale parlare direttamente, che potrà guidarla verso la strada migliore.
    Con i migliori auguri,
    Andrea Castiello d’Antonio

    Andrea Castiello Dantonio

    Andrea Castiello Dantonio

    PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA. Professore di psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso l’Università Europea di Roma, è nato a Roma nel 1954, si è laureato in psicologia con lode. Psicologo e psicoterapeuta, si occupa di psicologia clinica, psicoanalisi, psicologia del lavoro e psicologia giuridica. È consulente tecnico d’ufficio del Tribunale di Roma. Curatore della collana […]
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