DOMANDA
Buongiorno dottore, ho 61 anni e l’anno scorso a giugno dall’elettroforesi delle proteine risultava una sospetta presenza componente monoclonale in zona gamma (0,1%) seguita da immunofissazione dopo un mese che dava esito negativo. A giugno di quest’anno ho ripetuto esame ed è risultata ancora una sospetta presenza componente monoclonale in zona gamma (ma questa volta dello 0,01%). Il medico curante non mi ha fatto fare approfondimenti ma solo ripetere l’esame dopo 3 mesi. Infatti a settembre li ho rifatti ed ancora compare la stessa dicitura ma invece della percentuale c’è scritto non quantizzabile. Ora io vorrei sapere se la situazione è migliorata e ogni quanto tempo devo fare controlli oppure, visto il perdurare della situazione, mi devo preoccupare. Grazie
RISPOSTA
Non ha nulla di cui preoccuparsi. In ogni caso la componente monoclonale (CM) deve essere confermata all’immunofissazione. Se confermata, vista la scarsissima entità (non quantizzabile) con tutta probabilità si tratterebbe di una gammopatia monoclonale di significato indeterminato – detta MGUS- la cui diagnosi tuttavia richiede l’espletamento di indagini aggiuntive che devono essere decise dal medico in relazione al sottotipo e all’entità della CM. Esse generalmente comprendono: emocromo completo, calcemia, funzionalità renale ed epatica, transaminasi, LDH, Beta-2 microglobulina, dosaggio immunoglobuline policlonali, dosaggio delle catene leggere con determinazione del rapporto kappa/lambda, proteinuria delle 24 ore, proteinuria di Bence Jones, virologia per HBV e HCV. In casi particolari, sopratutto in presenza di CM IgM, può essere opportuno escludere la presenza di patologie linfoproliferative (nelle quali il riscontri di CM può rappresentare un fenomeno di accompagnamento).
In caso di MGUS, il follow-up deve essere deciso sulla base del rischio di evoluzione, che dipende a suo volta dal tipo di componente monoclonale (IgG, IgA o IgM) e dall’eventuale presenza di alterazioni alle altre indagini summenzionate, oltre che dalla sua entità. Generalmente nel basso rischio evolutivo viene consigliato un controllo ogni 3-4 mesi per il primo anno. I successivi controlli (generalmente su base prima semestrale poi annuale) dipendono dalla stabilità del quadro clinico-laboratoristico.
Cordiali saluti,
Francesco Onida