Convivo con la paura

    DOMANDA

    Buongiorno,
    le scrivo per cercare una risposta o un conforto a ciò che sto per spiegare.
    Sono una ragazza di 29 anni, molto impegnata con gli animali (sono tirocinante assistente veterinario), forse un pochino introversa e anche permalosetta ma ho una famiglia che mi vuole bene e alla quale ne voglio anche io e un ragazzo di 11 anni più grande e ci amiamo da ormai 8 anni, di cui 1 e mezzo vissuto come conviventi.
    Il mio problema è che ho una paura matta di volare. Ho iniziato a viaggiare nel 2009, con destinazione Parigi e da lì si sono susseguiti anche 3-4 viaggi all’anno per le mete europee più svariate insieme al mio compagno, che ama viaggiare.
    Dal 13 novembre dello scorso anno la paura di volare si è fatta più forte e grande. Non riesco a immaginare di salire a bordo di un aereo senza provare un profondo senso di malessere e mi genera talmente tanta ansia da dover fare ricorso alla valeriana! Ho paura degli errori umani, di difetti tecnici ma soprattutto degli attentati terroristici e la TV e il web non mi aiutano affatto. L’aereo mi faceva paura già da sè da quando ho iniziato a volare ma prima trovavo la forza e il coraggio di affrontare i voli (il più lungo è stato di 3 ore e mezza) ma adesso mi sento soffocare e al solo pensiero mi sento davvero male sia sotto il profilo psicologico che fisico.
    Il mio compagno da qualche tempo è’ costretto a viaggiare da solo sia per motivi di sport che di lavoro perché io non me la sento di accompagnarlo. A volte è capitato persino di tirarmi indietro all’ultimo minuto pur avendo biglietti e albergo prenotati! Questa cosa ho paura che possa minare il nostro rapporto di coppia oltre che il mio equilibrio psicofisico e ho rabbia nel non saper affrontare da sola tutto questo.
    L’ultimo volo è’ stato a febbraio di quest’anno (Palermo- Milano) ed è da allora che il solo pensiero di tornare a volare mi getta nel panico più totale, visti gli ultimi risvolti della cronaca.
    Cosa posso fare?
    Vorrei riprendere a volare senza dovermi imbottire di tranquillanti, anche perché se dovesse esserci l’occasione di dovere scappare o se succede qualcosa vorrei essere lucida e muovermi sulle mie gambe per non essere un peso per chi mi sta accanto! Sarò esagerata ma l’associazione aereo-ansia non mi lascia.
    Il mio compagno a breve partirà per il Giappone con un nostro amico e mancherà 10 giorni e io non andrò con lui. Mi sento malissimo se penso di dovere stare in aria per più di 10 ore!! Ho il terrore!!
    Oltre questo, il mio problema è che non riesco a trovare un motivo per convincermi a tornare a volare. Mi dico “non è fondamentale e quindi perché rischiare?” Lo so che così mi incoraggio a non muovermi più ma non riesco a sentirmi sicura.
    Per questa estate si pensava di partire con gli amici, per la Slovenia e la Croazia, in modo da attenuare l’ansia ma io ho sempre la stessa sensazione! Non ho mai avuto attacchi di panico e sono sempre stata padrona delle mie emozioni, ma sotto questo profilo non ci riesco.
    Come potrei tornare a vivere?
    Perché io lo so che non vivo più, ma vorrei potermi migliorare anche per una questione di sicurezza in ciò che mi circonda.

    La ringrazio per il tempo che mi dedicherà

    Grazie ancora e buona giornata!
    Milena

    RISPOSTA

    Gentile Milena,

    rispetto alla situazione che descrive devo dirle che, prima di tutto, ha fatto una buona scelta rinunciando al viaggio in Giappone. E’ saggio considerare le proprie forze ed i propri limiti (almeno quelli attuali), ed un viaggio come questo, per lei, può rappresentare un punto di arrivo, ma non un “esperimento” da fare, così, nel bel mezzo dell’angoscia di volare.

    Come secondo aspetto se desidera una informazione globale sull’ansia del volo può consultare il mio libro “La paura di volare”, edito da Franco Angeli pochi anni fa. Vedrà che ciò che lei teme e che sperimenta rappresenta una sorta di standard per chiunque abbia questo genere di emozioni.

    Ma l’aspetto centrale è rispondere alla domanda “cosa fare”.

    L’angoscia di volare rappresenta spesso un epifenomeno e come tale va trattato. Trattato seriamente, perché si tratta di una forma di ansia, cioè di sofferenza psicologica, non trattato con i farmaci – che vanno più che bene, ma nel senso del “pronto soccorso” in momenti speciali, e non per “curare” –. Un genere di sofferenza che vive sotto forma di “fobia”, cioè di ansia circoscritta, ma non per questo meno spiacevole.

    L’unico cammino efficace da intraprendere è iniziare una psicoterapia. Il mondo delle psicoterapie è vasto e vi sono numerose opzioni, ma sarebbe importante rivolgersi a chi ha a che fare con tale genere di fobie e ansie. Ciò che le posso dire – anche per mie esperienze dirette come passeggero! – è che volare può essere la cosa più bella del mondo (entrare in aere come entrare in un luogo accogliente, luminoso e sicuro), oppure può rappresentare l’entrare in una galera, in una tomba, in un luogo dove si ha paura di impazzire… Tali rappresentazioni emotive possono cambiare segno in ciascuno di noi. Però ci si deve impegnare, impegnare a lavorare su di sé, capire, sciogliere e superare l’ansia. Anche in base alla mia esperienza clinica questa trasformazione può avvenire in ciascuno: è possibile e fattibile, anche se nessuno potrà dirle in quanto tempo.

    Le auguro soprattutto di trovare la persona giusta con la quale compiere il cammino psicoterapeutico. Cordialmente,

    Andrea Castiello d’Antonio

    Andrea Castiello Dantonio

    Andrea Castiello Dantonio

    PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA. Professore di psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso l’Università Europea di Roma, è nato a Roma nel 1954, si è laureato in psicologia con lode. Psicologo e psicoterapeuta, si occupa di psicologia clinica, psicoanalisi, psicologia del lavoro e psicologia giuridica. È consulente tecnico d’ufficio del Tribunale di Roma. Curatore della collana […]
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