DOMANDA
Egregio Professore,
ho un tumore alla prostata gleason 3+3=6 ho fatto scintigrafia che è negativa e rm dove il tumore è stadiato nella prostata. Mi dicono che si può agire e con l’intervento e con la radioterapia, tuttavia mi consigliano l’intervento che è più demolitivo.Lei cosa ne dice come mai per me che ho appena 40 anni scegliere la radioterapia rispetto all’intervento.Come mai la miglior soluzione è quella chirurgica e poi dicono che i risultati sono sovrapponibili.grazie
RISPOSTA
Gentile signore,
rispondo alle sue legittime domande inviate con due successive richieste. Riassumo tutte le risposte.
1) Nei pazienti con carcinoma della prostata localizzato (come il suo) non ci sono studi di confronto fra l’intervento chirurgico e la radioterapia esterna. Quindi non sappiamo, in termini scientifici, quale approccio sia meglio. Vi è un solo piccolo studio che è stato chiuso prematuramente e i cui risultati erano in favore dell’intervento chirurgico. In effetti i ricercatori sono per la maggior parte concordi nel ritenere che la probabilità di guarigione sia più alta con l’intervento chirurgico rispetto alla radioterapia (fatta con qualunque metodo, esterna o brachiterapia).
2) L’intervento ha il vantaggio di far capire bene come è lo stadio della malattia. Mi spiego meglio. Con gli esami e i prelievi che lei ha fatto questo tumore è classificabile come T2a (limitato a un lobo) Gleason 6.
In questa situazione in circa il 20% dei casi l’intervento dimostra che non è così e che la malattia è più estesa, ai linfonodi oppure ai tessuti extra prostatici..
3) Dal punto di vista prognostico ci sono diversi normogrammi che utilizziamo per calcolare la probabilità di non avere recidive entro 5-10 anni. Secondo uno di questi (fatto a New York al Memorial Sloan Kettering Cancer Centre) nel suo caso con l’intervento chirurgico la probabilità di essere senza recidive dopo 10 anni è superiore al 90-95%, ossia solo una piccola minoranza di casi avrà una ricaduta.
4) riguardo al tipo di chirurgia, non ci sono differenze per quanto riguarda il risultato a distanza (guarigione) fra diversi approcci: laparoscopia, robot oppure tradizionale. Quello che cambia è l’invasità che è minore per le tecniche laparoscopiche. Occorre tuttavia affidarsi a chirurghi che hanno fatto un numero elevato di interventi laparoscopici o con il robot (almeno qualche centinaio) per essere in buone mani.
Cordiali saluti
Dr Rodolfo Passalacqua, Cremona