CREATININA E RANGE DI LABORATORIO 2°

    DOMANDA

    Egregio Dottor Limido, innanzitutto grazie per la “tempestiva” risposta alla mia domanda, che forse ho formulato male. La Sua risposta mi consente di riformulare il mio quesito in modo più diretto. Eccolo: ma perchè, come Lei afferma, “non è possibile imporre un range univoco per il dosaggio della creatininemia” (e, aggiungo io, di altri valori) ai laboratori e/o ospedali (ovviamente range calibrati per sesso ed età e se a parità di metodo)??? Mi sembrerebbe una “imposizione” di buon senso, nel’ottica della prevenzione, che aiuterebbe le persone a leggere con più consapevolezza i risultati dei propri esami, indipendentemente dal laboratorio che li ha eseguiti, e a capire se si devono allertare o meno, senza con ciò sostituirsi al proprio medico di base o specialista, cui spetta l’interpretazione finale (si spera) degli esami clinici. Grazie ancora per l’attenzione e di nuovo cordiali saluti. Renato

    RISPOSTA

    Carissimo Sig. Renato, provo a spiegarmi meglio, sperando di non essere troppo lungo ma sufficientemente chiaro.
    Se uno stesso campione di sangue viene analizzato più volte in laboratori differenti o anche nello stesso laboratorio (!), anche se si usano lo stesso metodo di analisi e gli stessi strumenti, non si otterranno mai gli stessi valori. E questo per diverse ragioni:
    1 – Da una parte bisogna tenere presente che qualunque metodo di misura, basato su qualunque principio, mostra una variabilità “naturale”. L’imprecisione è dovuta in parte all’errore casuale (inevitabile, involontario, anche se di solito non di grande entità), in parte ai limiti della tecnologia che, pur automatizzata, è sempre legata a macchine, a sostanze (reagenti) che devono essere messe a contatto con il sangue, a strumenti di lettura, ecc. Per effetto della somma di questi “errori”, i valori analitici ripetuti risultano occasionalmente superiori o inferiori (anche se di poco) al valore “vero”. Per tenere sotto controllo la precisione e l’accuratezza dei metodi di misura, si utilizzano i sistemi di controllo di qualità.
    2 – Dall’altra parte c’è la scelta dei cosiddetti “valori normali” (o intervallo di riferimento): per ogni determinazione di laboratorio che prevede un risultato quantitativo, è necessario conoscere gli intervalli di riferimento ed è opportuno, proprio per quanto si diceva sopra, che ogni laboratorio calcoli i propri e li riveda periodicamente.
    3 – È infine possibile che diversi laboratori utilizzino diverse metodiche di analisi e diversi apparecchi e in questo caso è molto probabile che i valori di riferimento possano cambiare. L’importante è che oltre al risultato, sia ben indicato l’intervallo di riferimento (e, aggiungo io, che questo sia periodicamente verificato).
    D’altra parte non si può imporre a tutti lo stesso apparecchio, gli stessi reagenti, ecc. In ogni caso, forse così si ridurrebbe la variabilità al solo errore casuale, che comunque sarebbe sempre possibile.
    Purtroppo non ho trovato fra gli specialisti di OKsalute un laboratorista, che sarebbe stato sicuramente più bravo di me, ma spero comunque di esserLe stato di aiuto.

    Aurelio Limido

    Aurelio Limido

    Direttore dell’unità operativa di nefrologia e dialisi dell’ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano. Nato nel 1949 a Gallarate (Varese), si è laureato in medicina nel 1974 e si è specializzato in nefrologia medica nel 1979 all’Università di Milano. Componente del Gruppo di approfondimento tecnico della direzione generale Sanità della Regione Lombardia. Coordinatore nazionale del “registro […]
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