DOMANDA
egr. Professore,
parlo di mia figlia, 41enne, laureata con 110/110 e lode, sposata e madre di una bambina di 3 anni. 2003: primo episodio di depressone. Ricovero e cure la mettono in condizone di riprendere la sua vita. 2008: ricaduta. Altre cure, altro ricovero. Riprende il suo lavoro (è insegnante), ma lei non è più la stessa. Il suo carattere è cambiato, i suoi interessi molto limitati. Continua ad essere bella, socievole, affettuosa, ma fin troppo rispettosa, sottomessa e appiattita sul modo di essere di suo marito. 2013: terza ricaduta (ormai è una cadenza quinquennale). Solito iter farmacologico e ospedaliero. Da un anno continua a prendere litio cartbonato 300 mg e anafranil 75 mg. e sta bene. Naturalmente continua a insegnare. Le chiedo: Le sembra una terapia idonea? Non potrà avere effetti nocivi e, se sì, quali? deve continuare a vita con questi supporti farmacologici?
Grazie di cuore.
Salvatore
RISPOSTA
Gentile Salvatore,
capisco bene la sua preoccupazione di genitore ma mi sento di dirle che nessuno meglio dello specialista che ha in cura sua figlia può essere in grado di rispondere alle sue domande: non esiste “la depressione” ma un singolo paziente affetto da quella malattia ed il trattamento e la prognosi possono essere definiti solo attraverso un’accurata anamnesi e la conoscenza diretta del paziente, della sua storia e della vita attuale. Non c’è un unico trattamento possibile, ma esso deve essere calibrato sul singolo paziente. Dunque può comprendere che non sono in grado di rispondere alla sua domanda senza una conoscenza diretta della paziente. Ogni farmaco assunto può avere degli effetti collaterali, che possono essere contenuti. Lei accenna a possibili fattori che riguardano il rapporto di sua figlia con il marito: se volesse, sua figlia potrebbe parlarne con lo specialista e valutare se sia il caso di richiedere un sostegno psicoterapeutico.
Cordiali saluti
Prof. Massimo Biondi