DOMANDA
Gentile Dottore,
sono una ragazza di 25 anni, studio e lavoro nel mondo dell’arte. Ultimamente ho notato un continuo umore depresso, a cui non riesco a dare un senso e nemmeno riesco a capire quando sia iniziato. Mi sembra di essere così da sempre. Fin da quando ero piccola ho avuto manifestazioni di ansia e piccoli attacchi di panico (paura della morte, dell’eternità) che però crescendo ho imparato a controllare. Ogni volta che ho degli obbiettivi e li raggiungo sono felice ma per poco, poi ho bisogno di altri stimoli a cui aggrapparmi, altrimenti piombo nell’accidia e nella noia, e questa condizione di dura da sempre. La mia famiglia è molto cattolica e viviamo in un posto molto tranquillo ma isolato, sono sempre stata iper controllata da mia madre. Nonostante questo intorno ai 16 anni ho cominciato a frequentare clandestinamente un uomo più grande, a bere alcol quando ne avevo la possibilità (a volte stando male). Dopo il liceo e finita la storia col 40enne (perchè i miei genitori l’avevano scoperta e perchè lui mi aveva solo illusa) ho messo la testa a posto e mi sono fidanzata con un mio coetaneo, mio collega. Da lì è cominciato un periodo di serenità sentimentale insieme a lui, ma la mia autostima è andata via via scomparendo e frequentemente avevo attacchi di disperazione vedendo i suoi successi in confronto ai miei mediocri risultati. Le cose sono cambiate quando ho conosciuto un altro uomo nel mio ambiente, molto più maturo, che mi ha guidata e mi ha fatta rinascere in tutti i sensi, ottenendo successi e miglioramenti. Me ne sono innamorata,credevo che fosse semplicemente un transfert e credevo di aver messo la testa a posto, ma alla fine abbiamo iniziato una relazione, e la cosa ha scombussolato molto la mia mente, anche ho cercato di trarne il meglio possibile. Ho finito brillantemente un percorso di studi alcuni mesi fa e sentendomi continuamente depressa e inattiva ho deciso di andare a vivere in città, il mio trasloco è stato fatto molto in fretta ma la mia “evasione” è durata pochi mesi in cui sono stata molto male (ansia, tristezza, angoscia e pianti incontrollati) finchè non sono tornata a casa. Ed ora eccomi di nuovo continuamente malinconica, nervosa, senza interessi e stimoli che cerco di far continuare ogni mia solita attività per non fermare la mia vita,ma è sempre più difficile. Ora le cose che mi fanno star peggio e che mi fanno sentire dolore anche a livello fisico (una forte fitta che dal petto arriva fino alla mano sinistra) sono i litigi con il mio ragazzo, il quale ho scoperto sempre alcuni mesi fa che per un certo periodo scriveva e si vedeva con un’altra, e che ora ogni tanto ha comportamenti che mi fanno chiaramente pensare che abbia qualcosa da nascondere , e alcune discussioni con il mio “amante” , che a volte si altera per motivi futili e ha crisi di gelosia ingiustificate. Certi momenti mi sento euforica e speranzosa, in altri mi sento disperata e senza via d’uscita, piena di rimorsi, rimpianti e sensi di colpa; …ultimamente (ultimi mesi) ho paura della mia relazione sentimentale, sono gelosissima, inoltre ho paura che tutti scoprano la verità su quell’altra storia ancora attuale, ho pensieri di suicidio (che però non attuerò mail) ma a volte tento una sorta di autodistruzione non mangiando, bevendo alcol (cosa che facevo spesso divertendomi con amici ma che ultimamente mi fa solo cominciare a piangere senza motivo) e un paio di volte con farmaci trovati in casa di amici e presi senza prescrizione per stordirmi… non so dove voglio vivere, non voglio stare in mezzo al nulla e voglio indipendenza, ma non riesco a sentirmi a casa in mezzo al caos cittadino. Mi scuso per questo poema, non so se il mio sia un problema risolvibile in modo semplice o se io debba andare da uno specialista. La ringrazio anticipatamente per il tempo che vorrà dedicarmi.
RISPOSTA
Buongiorno
quanto scrive lascerebbe pensare che si trovi in una situazione di vita molto doloroso e mi pare di poter dire anche di grande solitudine. I suoi genitori appaiono figure lontane, sullo sfondo, in qualche modo presenti, più sua madre direi, come persecutori controllanti. Il suo uso di alcool e di sballo, la sua doppia vita sentimentale-relazionale e l’insicurezza associata a sentimenti di vuoto e depressivi mi pare siano da sole indicazione sufficiente per suggerirle di pensare seriamente di avviare un percorso personale di analisi volto all’acquisizione di una maggiore consapevolezza e all’avvio di un cambiamento che parta dal profondo della sua personalità.
Cordiali saluti
Federico Baranzini