DOMANDA
Salve dottore, ho un quesito che mi attanaglia da diverso tempo. Mi chiedevo se fosse normale dialogare anche a lungo con un interlocutore immaginario, impersonando anche quest’ultimo, con cambiamenti repentini del mio comportamento quando mi tocca fare la “parte” dell’altro: tono di voce, gestualità, posizione del corpo. Questa cosa va avanti da molti anni, sin da piccola ho sempre “giocato” a recitare questi ruoli: prima ero io e anche diversi altri personaggi, tutti interpretati da me medesima, quindi ero io stessa a dare loro una voce, un’identità; adesso i dialoghi si limitano ad essere tra me e un altro individuo, sempre di sesso maschile, conosciuto o non. Tutto ciò avviene sempre in totale solitudine, perché temo mi considerino pazza, e perché non voglio esporre i miei pensieri più intimi che vengono alla luce durante queste strambe chiacchierate. Spesso sono dialoghi d’amore, anzi, quasi sempre, e se non lo sono, finiscono per essere dialoghi disperati in cui piango a dirotto o mi altero. Dopo aver fatto questo teatrino, ritorno alla mia vita di sempre, come se nulla fosse. Sono pazza? E se sì, lo sono sempre stata? La prego di aiutarmi a chiarirmi le idee. Grazie, Elena.
RISPOSTA
Cara Elena, il pensiero fantastico e quello immaginativo non sono indicatori di “pazzia” e, a piccole dosi, fanno anche bene. Quando diventano così pervasivi, però, rischiano di allontanarla dalla realtà, soprattutto quella affettiva e di relazione. Ne parli con un bravo specialista, forse ci si può capire un pò di più e, soprattutto, imparare ad indirizzare le proprie risorse nella vita reale. Cordiali saluti. .