disagio ed attaccamento in bimba di due anni

    Pubblicato il: 15 Luglio 2019 Aggiornato il: 16 Luglio 2019

    DOMANDA

    Buongiorno dottoressa,
    sono la mamma di una bambina di due anni. Ho 37 anni, faccio il medico e vivo serenamente con il mio compagno e padre della bimba.
    La contatto in quanto nutro molta ansia per alcuni comportamenti di mia figlia (prima ed unica figlia). Prima di tutto ho notato che quando è stanca, a disagio o nervosa tende a toccarsi il collo, arrivando a graffiarsi. Per addormentarsi usa una tecnica simile ma in quel caso l’oggetto delle sue “torture” sono il mio collo e le mie mani. Non si addormenta se non può “maltrattare” la mia mano o di chiunque provi ad addormentarla. L’addormento nel lettone e poi la sposto nel suo lettino; addormentarla nel lettino vuol dire stare almeno un’ora accanto a lei e dopo un anno abbiamo desistito. Fin da piccola è sempre stata una bambina ad alto contatto, ed ho sempre rispettato questa sua richiesta. Soprattutto nell’addormentamento le ho sempre dato la mano sicuramente favorendo l’istaurarsi di questo meccanismo; tuttavia mi sembrava una soluzione migliore del prenderla in braccio in previsione di una sua crescita ponderale. La bambina soffre di risvegli notturni; prima per le adenoidi ma attualmente prevalentemente per quelli che penso siano incubi. A volte ha episodi di parvus notturno. Di giorno la bambina sembra serena e felice. Mi pare una bimba gioiosa, allegra, intelligente, molto affettuosa. Frequenta il nido da quando aveva 5 mesi e mezzo perchè sono dovuta rientrare a lavoro ma sono riuscita ad allattarla fino ad un anno. Al nido è ben inserita e mostra un bel carattere deciso, abbiamo tolto il pannolino, mangia da sola, una delle sue frasi preferite (oltre il “no”) è “faccio io”, ha un ottimo sviluppo del linguaggio. E’ nel pieno della fase dell’opposizione che stiamo cercando di gestire con dei “no” secchi alternati ad abbracci durante le crisi di pianto. Le confesso che è molto difficile da gestire; a volte vorrei tanto urlarle contro ma fino ad ora sono riuscita a non farlo. E’ molto, molto lamentosa. Credo che in alcune situazioni percepisca perfettamente la mia stanchezza ed il mio nervosismo. A volte mi pare che sia lo specchio delle mie emozioni. La mia paura è che ci sia qualcosa, e non capisco bene cosa, che le crea un disagio così forte da doversi e da dover “torturare” collo e mani (sue o, prevalentemente mie). Purtroppo è al nido dalle 8 di mattina alle 18 di pomeriggio ma quando è a casa cerco di essere presente e di fare sempre qualcosa insieme. Nel limite del possibile perchè devo anche preprare la cena. Una volta a settimana non mi vede per un giorno intero perchè ho il turno notturno. Il weekend io ed il mio compagno lo dedichiamo a lei. Aggiungo che è “morbosamente” attaccata a me. Dice “mamma mia” ed a volte non si stacca da me. Ignora o scaccia il mio compagno. Anche la notte quando si sveglia vuole solo me, nonostante la vada lui a prenderla nel lettino. E la situazione sta sempre peggiorando. Devo ammettere che a volte mi sento soffocata e vorrei degli spazi per me…anche per me ed il mio compagno… ma poi subentrano i sensi di colpa e lascio perdere. Vorrei poterla staccare un poco da me e farla attaccare di più al padre, ma non so come e soprattutto se è giusto. Il mio compagno è un papà amorevole e presente. E’ vero che la maggior parte delle cose la faccio sia in casa che per la bambina ma onestamente credo più per una mia voglia di fare che per una sua trascuratezza nei confronti della casa. Queste manifestazioni possono essere in qualche modo colpa mia? Perchè sono poco presente (in termini di ore)? Eppure il mondo è pieno di genitori che lavorano. Come posso fare per aiutare mia figlia?
    Grazie mille

    RISPOSTA

    Gentile dottoressa,

    da quanto riferisce sembra che sua figlia denunci con questi comportamenti un disturbo dell’attaccamento o comunque qualcosa che non sta funzionando nella relazione con le figure di accudimento, in particolare con lei: un attaccamento morboso è sempre segno di una difficoltà nella relazione.
    Capire i motivi di questo non è facile a distanza, in quanto servirebbe raccogliere diversi elementi per valutare la situazione nel suo complesso.
    Sicuramente anche il permanere al nido così tante ore tutti i giorni potrebbe essere un fattore stressante per la bambina, poiché si trova a stare molto tempo lontano da casa, soprattutto dalla mamma. Questo poi magari la porta a cercare continuamente e affannosamente il contatto con lei, specialmente nelle ore serali, quando dovrebbe ‘staccarsi’ per dormire.
    Si ha l’impressione che non riusciate ad equilibrare il rapporto con vostra figlia nei modi e nei tempi.
    Capisco anche il suo nervosismo e la sua stanchezza nel dover gestire una situazione piuttosto pesante. Le suggerisco anche di ritagliarsi un’oretta ogni tanto tutta per lei, lasciando sua figlia al papà, anche se protesta e piange.
    Il padre infatti dovrebbe cominciare ad entrare più in gioco, magari cercando di fare addormentare la bambina la sera o alzandosi più spesso lui la notte, se si sveglia, o accompagnandola e riprendendola possibilmente più frequentemente al nido. Questo con lo scopo di traghettarla un pochino da un rapporto troppo stretto con la madre ad una maggiore esplorazione all’esterno.
    Sarebbe anche utile metterla in una propria cameretta, in modo che possa sentire un suo spazio definito senza stare sempre attaccata a voi o comunque nel vostro spazio. All’inizio potrebbe essere difficile, ma senz’altro gioverebbe a tutti, soprattutto a sua figlia. Potrebbe anche darle qualcosa per dormire la sera (un pupazzo, una bambola…) da tenere accanto al posto della sua mano o del suo collo. Occorrerebbe cioè provare a modificare certe modalità. Con pazienza e costanza, senza arrendersi alle prime inevitabili difficoltà..
    Cercate anche sì di accoglierla, ma non di assecondarla in comportamenti non adeguati, bloccandola se serve, quando diventa lesionista nei gesti (graffi e ‘torture’) con se stessa o con voi. I limiti vanno sempre messi, sin da quando i figli sono piccolissimi.
    Se introducendo queste variabili, non ottenete alcun risultato, occorre senz’altro fare una valutazione approfondita presso uno psicologo infantile, che possa aiutarvi a decodificare il comportamento della piccola, a comprendere cosa sta comunicando e cosa c’è dietro questo disagio. Sarà in grado inoltre di darvi le giuste indicazioni relazionali ed educative affinché la situazione rientri nella normalità. Consideri che certi comportamenti disfunzionali, veri e propri sintomi, sequestrano energie che la bambina dovrebbe invece convogliare nella direzione di una sana esplorazione e di una sana crescita e per questo non bisogna aspettare ad intervenire.

    Se vuole, mi faccia sapere come va.

    Un cordiale saluto

    Rosanna Schiralli

    Rosanna Schiralli

    Rosanna Schiralli

    Psicologa e psicoterapeuta. Si occupa da anni del disagio degli adulti, dei bambini, degli adolescenti e delle famiglie. È direttore scientifico del Festival Nazionale dell’Educazione; autrice di diversi libri e manuali per genitori e docenti; realizza e coordina progetti europei sull’educazione emotiva; conduce ‘scuole per genitori’; è formatrice di insegnanti e coordina la piattaforma online […]
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