DOMANDA
gentile Prof. sono un ragazzo di 28 anni e le scrivo perchè avrei bisogno di un suo consiglio. Ci sarebbe molto da dire ma le riassumerò la situazione. Il mio problema è che soffro di una malattia agli occhi (dislacrimia grave) da diversi anni e questa patologia limita fortemente la mia vita. Rende la mia vita una lotta continua. Applicarmi a qualunche tipo di attività (lettura,computer,televisione o anche fare una passeggiata all’aria aperta senza la protezione degli occhiali da sole) è una sofferenza. A causa di questo problema ho avuto tantissime difficoltà a portare avanti il mio percorso di studi universitario e ancora mi devo laureare. (sono parecchio in ritardo) Prima di questa malattia stavo benissimo,avevo una vita piena,felice e normale. Le terapie mediche che tutt’ora porto avanti propio per la natura della patologia in sè non riescono a migliorare piu di tanto la situazione e a dir la verità non ho capito se la patologia in questione nel lungo periodo potrà guarire o resterà cronica. Da un punto di vista oculistico sono seguito molto bene e dal punto di vista psichiatrico anche. Questa situazione ha portato ovviamente a un calo dell’umore generale che sto trattando con la paroxetina. Ma uno psicofarmaco non può curare una malattia organica anche se mi aiuta riducendo quelle inevitabili quote d’ansia. Non avere controllo pieno della mia vita mi fa stare male. Come devo relazionarmi con questa situazione? la ringrazio in anticipo.
RISPOSTA
Carissimo,
la sua situazione è dunque caratterizzata da un “prima” e un “dopo”, cioè una fase della sua vita normale e felice, e una fase successiva, l’attuale, in cui deve convivere con questa malattia oculare.
Scrive che è ben seguito dal punto di vista oculistico e da quello psichiatrico.
Circa il primo, aggiungo solo che più lei è informato è meglio è (dato che scrive che non ha capito se potrà guarire o non): ciò significa chiedere tutto e di più ai suoi medici, non lasciare alcuna zona dubbia, ed anche informarsi in senso generale (ad esempio, ho notato che sulla classificazione della dislacrimia ha lavorato la Commissione Internazionale del National Eye Institute).
Dal punto di vista psichiatrico il farmaco che nomina è fondamentalmente un antidepressivo, ma impiegato anche per altre situazioni come i cosiddetti attacchi di panico.
Veniamo, ora, alla dimensione psicologica.
Il primo consiglio è di rendersi il più possibile “padrone” della sua situazione, non lasciarla gestire ad altri, ma prenderne la gestione in modo attivo. Tale orientamento è consigliabile in tutte le situazioni croniche, e va nella direzione di una sorta di “auto-cura”, perché il senso di padronanza ci rende più forti nelle situazioni difficili di vita.
Il secondo consiglio è di arricchire il più possibile la sua vita, ad esempio praticando attività e/o sport (che naturalmente siano compatibili con la situazione oculare).
Infine, proprio per ciò che lei dice – controllo della vita, ansia, ma anche supporto positivo dal punto di vista medico (oculistico e psichiatrico) – evidentemente ha bisogno di “qualcosa di più”, almeno in questa fase della sua vita. In concreto, probabilmente ha necessità di “elaborare” la sua situazione complessiva di vita con l’aiuto esperto di uno psicoterapeuta con il quale può parlare di tutto e rendere più forte il suo stato psichico ed esistenziale. La scelta di fondo circa le psicoterapie è quella di indirizzarsi verso percorsi più comportamentali e prescrittivi, oppure più esplorativi e in profondità. Come orientamento generale, può anche consultare uno dei libri oggi in commercio sulla “scelta della psicoterapia”.
Le invio i migliori auguri per il suo futuro,
Andrea Castiello d’Antonio