DOMANDA
Buongiorno,
Riporto di seguito la nostra esperienza in cerca di un consulto.
Il 15/12/19 mia moglie ed io abbiamo subito il secondo aborto alla 18a settimana di gestazione. Il primo era accaduto il 05/05/19 alla 19a settimana.
Nel secondo caso mia moglie si è recata in ospedale il 12/12/19 in seguito ad una piccola perdita di sangue. E’ stata visitata dal ginecologo, lo stesso che ci stava seguendo in forma privata, il quale ha diagnosticato un quadro generale perfettamente normale. Oltre alla visita è stato fatto anche un tampone endocervicale/vaginale. A quel punto mia moglie è stata mandata a casa.
La mattina del giorno seguente 13/12/19 mia moglie ha riscontrato un’altra perdita di sangue, più consistente. Si è quindi recata nuovamente in ospedale e la diagnosi è stata devastante, il parto si era aperto, alla 19a settimana, la placenta risultava rotta nella parte alta. Nonostante questo c’era ancora liquido all’interno e il battito del bambino ancora presente.
Il 15/12/19 c’è stato l’aborto con espulsione completa del feto e non è risultato necessario effettuare il raschiamento.
Due giorni fa è arrivato l’esito del tampone effettuato il 13/12/19 quando il collo dell’utero, in seguito alla visita del ginecologo, risultava ancora perfettamente chiuso e il quadro generale ritenuto perfettamente normale.
Di seguito l’esito del tampone: “Ricerca diretta Ureaplasma parvum: Positiva. Si raccomanda di valutare l’esigenza di terapia antibiotica, in particolare in corso di gravidanza e con fattori di rischio di parto pre-termine, in generale in base alle condizioni dell’ecosistema vaginale.” E ancora: “Leucociti: +++; Cellule epiteliali: +++; Cocchi Gram+: ++; Bacilli Gram-: ++; Lattobacilli: +; Lieviti: assenti; Mobiluncus: assente; Clue cells: assenti; Fish odor: non eseguito; pH: non eseguito; Nuget score: 5; Colturale per batteri aerobi e lieviti: nessuno sviluppo di germi patogeni.” Infine giudizio diagnostico: “Flora microbica vaginale scarsamente rappresentata, germi enterici numerose colonie – quadro di dismicrobismo vaginale – si evidenziano numerosi leucociti polimorfonucleati”.
Siamo in attesa di ricevere l’esame istologico del feto. L’esame istologico del feto del primo caso di aborto riporta: “Diagnosi microscopica: membrane ovulari sede di severi infiltrati flogistici acuti a livello di decidua capsulare, chorion e amnios, con focale necrosi dell’epitelio amniotico (risposta infiammatoria materna stadio 3, grado 2, sec. Redline2003). Funicolo ombelicale trivascolarizzato sede di funisite acuta trivascolare (risposta infiammatoria fetale stadio 2, grado 1, sec. Redline 2003) Parenchima placentare con maturazione villare coerente con l’età gestazionale, con ramificazione cotiledonaria nella norma e presenza di severi infiltrati flogistici acuti a livello del piatto coriale, con immagini di vasculite acuta e formazione di ascessi subcoriali. Conclusioni: infiammazione acuta severa”.
Ho riscontrato inoltre che l’esame delle urine durante la prima gravidanza riportava pH pari a 6 e nella seconda gravidanza pH pari a 7. Questo circa un mese prima di entrambi gli aborti.
Il nostro ginecologo non ci ha mai prescritto analisi/test di accertamento di alcun tipo. Nemmeno alla seconda gravidanza, con già un aborto alle spalle.
Solo ieri 22/12/19, dopo l’esito del tampone di cui sopra, il nostro ginecologo ha prescritto una cura antibiotica a mia moglie ed anche a me che qui scrivo (marito). In dettaglio: Doxiciclina (Bassado) una compressa da 100 mg per due volte al giorno per 10 giorni. Questo dicendo poi che al momento della successiva gravidanza dovremmo ripetere un tampone per evidenziarne la scomparsa.
Le chiedo: l’esito del tampone vaginale assieme all’esito dell’esame istologico del feto del primo aborto fa pensare che il dismicrobismo vaginale assime ad un pH elevato pari a 7 e assieme alle presenza di Ureaplasma Parvum sia la causa dei due aborti? Il pH elevato delle urine nella prima e nella seconda gravidanza non avrebbe richiesto ulteriori accertamenti quali tamponi vaginali? La cura antibiotica prescritta dal ginecologo è corretta o bisogna invece correggere e ripristinare la corretta flora microbica vaginale e pH vaginale?
La ringrazio anticipatamente per un suo consulto.
Cordiali saluti
RISPOSTA
Innanzitutto facciamo un po’ d’ordine, dicendo subito che il pH delle urine non ha alcuna relazione con l’ambiente vaginale, per cui non va considerato in questo contesto. Poi, purtroppo in medicina dire che due + due fa quattro non è quasi mai verosimile, per cui sostenere che la causa degli aborti è il dismicrobismo è un’ipotesi, non una certezza. Quanto a U.parvum, lasciamo perdere, perchè non ha alcuna relazione con quanto riferito. Per cui anche la terapia antibiotica prescritta non ha alcun significato. L’unico elemento che la letteratura scientifica ritiene una possibile (possibile, non certa…!) causa di interruzione prematura di gravidanza è il dismicrobismo vaginale, alterazione dell’ecosistema caratterizzato da una diminuzione dei lattobacilli e da un aumento del pH vaginale (non delle urine). Direi che in tutta questa triste storia, perciò, l’unico elemento da tenere sotto osservazione e, possibilmente, trattare (con probiotici e vitamina C per via endovaginale, per alcuni mesi), e’ il dismicrobismo. Niente altro.