DOMANDA
Salve, le chiedo un consulto in seguito al suo articolo sul disturbi da incubo, stamattina leggendo appena sveglia dall’ennesimo incubo mi ci sono ritrovata. Sono una ragazza di 21 anni, e fin da piccola sogno prettamente incubi, sembrano dei veri e propri film drammatici o thriller, quasi meglio dei film. Però la cosa che mi sta preoccupando ed è il motivo per cui le scrivo sono i sogni legati alla morte. Sempre da piccolina sognavo che i miei genitori morivano, mi sentivo soffocare e mi ritrovavo con le lacrime agli occhi, poi ritrovandomi nella vita reale mi accorgevo che non era così subito e mi accertavo, siccome questo genere di sogni era ricorrente quando il sogno arrivava all’apice della tragicità mi imponevo di aprire gli occhi. Ma all’età di 15 anni i miei genitori avevano dei problemi fra loro ed io sognavo di sparare mio padre, come per punirlo, qualche tempo dopo mio padre è morto veramente. Ho continuato a fare questo genere di sogni, svegliarsi e sapere che con mio padre era successo mi faceva stare male. Sogno la mia e altrui disperazione in seguito alla morte di qualcuno caro, il funerale di mia madre, del mio cuginetto Nicolò e la disperazione di mia zia, stanotte ho sofferto per la morte di mio fratello, avvenuta per incidente con la moto, ma non ho sognato l’incidente. Nel sogno c’era anche il mio caro nonnino che non c’è più da meno di un anno. Premetto che la morte è ricorrente anche nella mia vita reale, infatti ho perso tutti i miei nonni e mio zio.
RISPOSTA
Gentile signorina, gli incubi notturni possono essere determinati da vari fattori, spesso connessi con quanto accade o è accaduto nella sua vita da sveglia. Per questo motivo le suggerisco un consulto con uno specialista in psichiatria, il quale potrà valutare come intervenire per la risoluzione del problema, se con l’ausilio di psicofarmaci e/o con un intervento psicoterapeutico. Si rivolga con fiducia ad una delle strutture afferenti al servizio sanitario nazionale (ospedali, Asl, Università) e richieda una visita ambulatoriale.
Cordiali saluti
prof. Massimo Biondi