disturbo ossessivo-compulsivo da contaminazione-inquinamento

    DOMANDA

    Gent.ma Prof.ssa
    Ho un figlio di 35 anni affetto da disturbo ossessivo-compulsivo da contaminazione- inquinamento. La malattia non ha avuto un percorso uniforme. All’età di 15-16 anni si sono alternati stati depressivi a momenti di esaltazione…poi man mano il doc ha assunto contorni più definiti. Da circa cinque anni la situazione è precipitata a seguito di un episodio cui l’interessato stesso ha dato luogo.Espongo brevemente: volendo accertarsi in quali ambienti della casa vi fosse radioattività, si è fatto spedire dalla Germania tre contatori geiger di seconda mano; dall’arrivo dei contatori è cominciato l’inferno per lui e per il resto della famiglia.Dopo averli usati in qualche ambiente, viene assalito dal dubbio che gli stessi contatori potevano essere radioattivi; terrorizzato li ha buttati nel cassonetto della spazzatura, dove sono finiti pure tutti gli indumenti che aveva addosso. E non solo …da circa quattro anni non si può andare in garage dove ha tenuto i contatori prima di buttarli, non si può usare una macchina che si trovava in quel garage, non si può bere l’acqua che proviene dal serbatoio del garage, le persone che entrano nel garage inquinano tutto ciò con cui vengono a contatto e così via….una progressione infinita, angosciante che lo costringe a continui rituali finalizzati alla ricerca di spazi non inquinati ove poggiare i suoi indumenti, i suoi libri ecc..Da ciò si può intuire quali siano i rapporti con i familiari: io e mio marito non possiamo più vivere nè lavorare perchè costretti anche noi a rituali per lenire la sua angoscia e per non sentirlo gridare; perseguita (e a volte aggredisce) il fratello perchè uscendo con la sorella della sua ragazza, quest’ultima resta indirettamente inquinata……è tutto un insieme di pensieri assurdi e comportamenti gravi ed insostenibili.
    Lui è consapevole della sua patologia, ma non ha mai accettato di curarsi; a parole lo promette, ma di fatto non vi riesce; ha paura dei farmaci e osteggia ogni tipo di terapia; ha sempre fame…è diventato obeso, per giustificare l’esigenza della pasta e dello zucchero, afferma di avere l’insulinoma.
    Cosa fare in questi casi?. Mi domando comunque: a cosa serve la prescrizione di qualsivoglia terapia se non è possibile vincere questo suo rifiuto ostinato e totale?
    Gentile prof.ssa Le chiedo di aiutarmi…di indicarmi, se esiste, quale strada percorrere.
    Non voglio perdere la speranza di non perdere questo figlio.
    RingraziandoLa

    RISPOSTA

    purtroppo, cara signora, ogni possibilità di cambiamento, e con le cure appropriate questa è una realtà, passa attraverso un cambiamento di atteggiamento della famiglia. Non ho capito se entrambi i genitori siano così coinvolti e dedicati alla patologia del figlio, immagino che comprendiate che se così è i primi a causare un reale aggravamento delle conseguenze sulla qualità di vita di tutti, siete proprio voi!! il DOC è una malattia subdola che tende ad invadere progressivamente la vita delle persone affette e dei loro familiari e bisogna che ci si mettano dei paletti. I primi a dover consultare uno specialista psichiatra che suggerisca i modi e i tempi di questi cambiamenti siete voi, prima che la situazione degeneri in modo non reversibile. mi rendo perfettamente conto che ci vuole determinazione e un affetto che si esprime diversamente dalla accondiscendenza suggerita dalla pena e dalla paura, ma provate almeno, lo specialista potrà darvi anche chiarimenti sulle differenti tipologie di trattamento, non necessariamente con farmaci