DSA e 104 – dislessia e psicologia scolastica

    Pubblicato il: 10 Gennaio 2010 Aggiornato il: 10 Gennaio 2010

    DOMANDA

    Gentile Professore,

    Come lei saprà è in discussione alla Camera in questi giorni la tanto attesa legge per la tutela degli studenti con DSA. Ha suscitato reazioni opposte tra i gruppi di genitori, insegnanti e tecnici, la modifica al testo precedentemente approvato in Senato, che prevede la possibilità, in casi particolarmente gravi, di ricorrere alla legge 104 e all’insegnante di sostegno.

    I genitori in particolare, manifestano aperta opposizione a questa eventualità, sostenendo che in nessun caso un dislessico necessiti di legge 104 e sostegno scolastico, temono una generale etichettatura dei dislessici come portatori di handicap e prevedono l’ennesima possibilità per gli insegnanti di scaricare il problema ad altri colleghi ancor meno preparati di loro, con tutte le conseguenze del caso.

    Io ancora non mi sono fatta un’idea precisa. Mia figlia non ha bisogno ne di 104 ne di insegnante di sostegno, ma mi piacerebbe sapere quale è il suo parere: Esistono bambini e ragazzi con DSA, anche pochi, i quali possono beneficiare di questa opportunità?

    RISPOSTA

    Purtroppo non seguo il dibattito politico cui si riferisce e non sono in grado di entrare nel merito. Tuttavia, in generale, la mia opinione è che gli interventi per gli studenti con DSA potrebbero effettivamente essere eseguiti a scuola, proprio per evitare etichette improprie e l’impatto emotivo di un percorso che in molte realtà passa per medici e centri di riabilitazione. Naturalmente questo non significa che l’intervento non debba avvalersi di figure specialistiche, in grado di interpretare con precisione i meccanismi di queste difficoltà e di sviluppare dei percorsi di intervento specifici. Purtroppo le scuole quasi mai dispongono di Psicologi Scolastici e credo che una legge sulla psicologia scolastica (di cui si discute da numerosi anni) potrebbe essere una buona soluzione a questo ed a tanti altri problemi, permettendo, allo stesso tempo, di avvalersi di interventi specialistici (di tipo psicologico), senza rinunciare alla serenità di un percorso scolastico “naturale” senza le pericolose etichette che lei comprensibilmente vuole evitare a sua figlia.