Eliminare neurolettico

    DOMANDA

    Salve dottore, la mia domanda riguarda il neurolettico Perfenazina contenuta nel Mutabon antidepressivo che assumo da 1 anno esatto e il suo utilizzo a lungo termine. All’inizio ne assumevo 2 cpr, adesso, con l’introduzione di Trittico 100 mg, una soltanto. Come linea guida generale Lei ritiene che il mio psichiatra dovrebbe cercare di eliminare totalmente la perfenazina o la terapia può stabilizzarsi così?
    Un neurolettico può essere assunto a lungo termine senza causare danni irreversibili?
    Il mio psichiatra dice che la dose è bassa e che non ci sono pericoli. Non sarebbe almeno il caso di provare un neurolettico atipico?
    Io vorrei eliminarlo o sostutuirlo tuttavia devo dire che esso è molto efficace nel bloccare le mie ruminazioni ansiose e temo per questo motivo che una piccola dose sia necessaria (anche solo 2 mg di perfenazina sembrano fare la differenza). Forse non è un caso che tempo fà un tentativo di sostituzione con Seroquel 50 mg abbia dato esiti negativi (aumento ansia e ruminazioni) perchè, leggo, a questa dose il Seroquel non ha azione neurolettica ma solo anti-ansia tramite l’azione anti-istaminergica. Grazie anticipatamente

    RISPOSTA

    In linea generale se un farmaco si dimostra efficace nel ridurre sintomi molto fastidiosi, ha già dalla sua un merito rilevante da bilanciare rispetto agli effetti indesiderati. Il Mutabon è un medicinale che si prescrive in una gamma ampia di disturbi dove l’ansia è spesso un sintomo rilevante insieme alla depressione, ed è composto da un neurolettico (oggi si preferisce il termine “antipsicotico”), la perfenazina, e un antidepressivo (amitriptilina). Sono ambedue molecole sintetizzate agli inizi della psicofarmacologia e possono dare numerosi effetti indesiderati, basta consultare il foglietto illustrativo per rendersene conto. Però molti di questi effetti sono tollerabili e reversibili e con dosi basse sono meno frequenti. Purtroppo esistono anche effetti più rilevanti, a volte gravi, che dipendono dalla dose, dalla durata del trattamento, ma a volte anche dalla sensibilità individuale. In conclusione, una terapia è sempre un compromesso delicato tra esigenze opposte; non si possono ignorare i rischi, ma nemmeno esagerarli. Va detto comunque che questo tipo di trattamento è spesso mantenuto per molto tempo senza problemi. Un buon modo di procedere può essere quello di verificare periodicamente se la terapia è sempre indispensabile, se è possibile ridurre il dosaggio e se è possibile sostituire il Mutabon per esempio con un antidepressivo serotoninergico in grado spesso di controllare anche l’ansia.

    Renzo Rizzardo

    Renzo Rizzardo

    ESPERTO IN DISTURBI DELL’UMORE E D’ANSIA. Già professore a contratto di psichiatria all’Università di Padova. Nato a Basiliano (Udine) nel 1946, si è laureato e specializzato in psichiatria a Padova. È stato responsabile del centro di salute mentale dell’Università di Padova e coordinatore regionale per il Triveneto della Sirp (Società italiana di riabilitazione psicosociale). Si […]
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