DOMANDA
Mio padre ultraottantenne ha avuto un emorragia cerebrale da ipertensione a maggio: dopo un mese circa di ricovero presso reparto neurolofico è stato inviato in una struttura di lungodegenza. Le condizioni generali non sono buone: lesione cerebrale estesa, afasia, disfagia, emiplegia dx anche se accenna a movimenti con gamba dx. Nutrito per via parentale e con catetere vescicale e mascherina d’ossigeno. Inoltre ha avuto episodi di fibrillazione atriale per via di malattia al nodo del seno.Eppure il medico ci ha detto che il suo problema rimane la lesione nervosa. I primi tempi rimaneva più tempo vigile, con la testa e gli occhi orientati verso la parte della lesione: nei giorni dopo ha sempre più alternato stati di torpore e sonno, che ultimamente sono più lunghi. Giorni fa, dopo una fibrillazione, il medico ci ha detto di avergli dato la “bomba” (credo plasma sintetico) e difatto il giorno dopo stava molto meglio probabilmente per il fatto che le cellule nervose erano state ben rifornite? Esiste un modo per tentare di renderlo più cosciente? Una qualche stimolazione fisioterapica può aiutarlo? Grazie
RISPOSTA
mi sembra una situazione dalla quale non si possa andare verso un effettivo miglioramento nè tantomeno verso un qualche recupero delle funzioni. Un paziente ultraottantenne, con una lesione dell’emisfero sin, afasico, non in grado cioè di collaborare con i fisioterapisti dopo l’ictus ha almeno davanti a sè un lungo periodo di allettamento (mesi ?) e sarà poi questa situazione che ne determinerà la fine, per un generale deterioramento (“marasma) di tutti i tessuti ed organi. Insomma, considerato che vi sono problemi ulteriori, di ipertensione e di circolazione, la vedo molto male, per suo padre. Non credo che esistano sorprese o miracoli che possono modificare in senso benigno questo decorso.