Ernia del disco espulsa L5-S1

    DOMANDA

    Buonasera dottore,
    a mia figlia, 25 anni, giocatrice di pallavolo (serie A2), ruolo “libero”, è stata diagnosticata una ernia del disco a livello L5-S1, posteriore, centrale, espulsa ma non migrata.
    Il problema ha avuto inizio alcuni mesi fa (marzo 2016). Una domenica mattina, prima di una partita, è rimasta bloccata a letto con una lombosciatalgia che le provocava dolore anche lungo la gamba sinistra.
    La società di appartenenza l’ha fatta visitare da un ortopedico che le diagnosticò una probabile ernia del disco. L’hanno rimessa in piedi con un ciclo di 8 punture di cortisone ed altro che non so. Per altri due mesi ha continuato a giocare, ma sempre con dolore. Appena finito il campionato, poco più di un mese fa, l’ho fatta sottoporre ad una risonanza magnetica che ha evidenziato l’ernia di cui sopra.
    E’ stata visitata a Milano da un ortopedico-fisiatra, assieme ad altri due colleghi,.
    Secondo loro presentava un deficit motorio e di forza alla gamba sinistra.
    Le hanno proposto un ciclo di 10/12 sedute di ozonoterapia e, in caso di insuccesso, intervento chirurgico.
    Tornati a casa (Abruzzo) ho fatto visitare mia figlia da un neurochirurgo il quale le ha riscontrato l’ernia, ma solamente un minimo di deficit motorio e di forza.
    Le ha prescritto tre punture di cortisone da fare nel giro di un mese per combattere l’infiammazione e alla visita di controllo vedrà il da farsi. Assolutamente no all’intervento chirurgico.
    Adesso è in trattamento da un osteopata e ne sta traendo benefici.

    Le chiedo: tolto il dolore e dopo adeguato riposo, potrà tornare all’attività agonistica?
    Nel frattempo sta facendo anche nuoto (dorso).

    Cordiali saluti

    Alvaro

    RISPOSTA

    Cara lettrice

    in una buona percentuale dei casi l’ernia discale si riduce per fenomeni di disidratazione e il paziente migliora progressivamente tornando alla normale attività, anche quella sportiva. E’ chiaro che ogni caso va in modo diverso dagli altri e pertanto se la ragazza sta migliorando non è necessario intervenire chirurgicamente.

    Per verificare se il deficit neurologico è reale biosognerebbe farle fare una EMG

    Distinti saluti

    P.Gaetani

    Paolo Gaetani

    Paolo Gaetani

    SPECIALISTA IN PATOLOGIE DELLA COLONNA VERTEBRALE. Dirigente di primo livello della clinica neurochirurgica del Policlinico San Matteo di Pavia. Nato a Milano nel 1956, si è laureato in medicina presso l’Università degli Studi di Pavia nel 1981, specializzandosi poi in neurochirurgia e in neurofisiologia clinica. È autore, assieme a Lorenzo Panella e a Riccardo Rodriguez […]
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