esami strumentali diagnostici in depressione

    Pubblicato il: 16 Marzo 2012 Aggiornato il: 16 Marzo 2012

    DOMANDA

    è possibile con esami strumentali fare diagnosi del tipo di malattia mentale, depressione endogena o depresssione come fase inizale di malattia bipolare, con la conseguente pericolosità dell’uso dei farmaci antidepressivi semplici che potrebbero nella fase di risoluzione scatenare la fase maniacale.

    RISPOSTA

    Gentile Signora,

    a differenze di quanto accade nelle altre branche della medicina che si avvalgono in larga misura di esami di laboratorio e strumentali, in psichiatria la diagnosi fondamentalmente continua a basarsi sull’esame clinico del paziente. In particolare, nei disturbi depressivi, a cui lei fa riferimento, gli esami di laboratorio e strumentali certamente possono essere di ausilio per escludere il sospetto di tutte quelle condizioni che possano portare o contribuire al quadro depressivo, quali disturbi ormonali (es. ipotiroidismo, patologie del surrene), carenze vitaminiche (es., carenza di Vit. B12), patologie del sonno (es. apnee del sonno), malattie neurologiche (quadri iniziali di demenza, malattia di Parkinson), lesioni del sistema nervoso centrale, e così’ via.

    La ricerca con le metodologie di esplorazione funzionale del cervello, in particolare tomografia ad emissione di positroni (PET) e risonanza magnetica funzionale (fMRI) ha messo in luce alterazioni di alcune aree della corteccia cerebrale, in particolare nel lobo frontale, in pazienti con depressione rispetto a individui sani di controllo. Questi risultati hanno aperto la strada a ricerche di nuove strategie terapeutiche per i casi di depressione resistente, quale la cosiddetta deep brain stimulation, che appunto si basa sulla stimolazione elettrica di determinate aree della corteccia. Non mi risulta, tuttavia, che questo tipo di indagini, peraltro altamente specialistiche e limitate ad alcuni centri di ricerca, possano essere utili a fini diagnostici o addirittura a fini di diagnosi differenziale tra un tipo di depressione e un altro.

    Il nocciolo della sua domanda, se ho ben comèreso, è se sia possibile con questi esami riuscire a capire sin dal primo episodio se siamo di fronte ad un paziente con depressione unipolare o invece ad un paziente con disturbo bipolare nel quale appunto oltre agli episodi di depressione compaiono episodi di polarità opposta, cioè di espansione del tono dell’umore (episodi maniacali o anche ipomaniacali). Non esiste un test di laboratorio che possa dirimere questa questione. Sta allo specialista riuscire ad individuare nella storia del paziente quegli elementi che possono indirizzare verso una diagnosi o l’altra e ad impostare una terapia adeguata. E’ importate sottolineare che un paziente con depressione, ed in particolare un paziente al primo episodio, è un paziente che richiede un monitoraggio relativamente frequente e accorto da parte dello specialista che potrà quindi affinare la strategia terapeutica in relazione all’evoluzione del quadro clinico e della risposta alla terapia. E’ questo monitoraggio che minimizza il rischio, senz’altro presente in alcuni casi, che il trattamento antidepressivo possa facilitare il viraggio dalla condizione di depressione a quella di mania o di ipomania.